Calpestavamo le foglie secche quando lei si chinò per raccogliere una pigna. La guadò un istante, poi la gettò di nuovo a terra. “Volevo vedere se c’erano pinoli”, disse alzando le spalle.
Mi sembrò una cosa buffa, questo moto improvviso e subitamente abbandonato, un capriccio infantile, anche se ormai aveva passato i sessanta. Ma raccogliere pinoli non è più una cosa da bambini.
Che bel passatempo che era, sono grata di essere nata in tempo per poterlo vivere.
Con il nonno andavamo lungo la strada che costeggiava il canale, camminavamo a testa china, in un silenzio complice e sereno. Una bustina nella mano, con l’altra raccoglievo i pinoli. Ma si doveva stare in guardia. Quello che sembrava un bel pinolo, a volte era solo un mezzo guscio vuoto, girato a pancia in giù. Con il tempo imparavi a distinguerli, ma ogni tanto ce n’era qualcuno più astuto degli altri che riusciva ad ingannarmi.
Il nonno a volte prendeva le pigne e le scuoteva per vedere se ne usciva qualcosa. Io invece continuavo a raccoglierli da terra, e ogni pinolo era come un prezioso tesoro che mi regalava grande soddisfazione. Tornavo a casa con le dita nere e polverose, e un sacchetto di pepite acciottolanti stretto tra le dita.
Per aprirli li schiacciavamo con un sasso piatto sul gradino della terrazza, ma il colpo doveva essere calibrato: troppo debole, e il guscio non si sarebbe aperto, troppo forte e il pinolo si sarebbe spappolato. E allora, che delusione, che rimpianto per quel pinolo perduto!
Poi il bottino veniva messo nella credenza, la scorta per l’inverno era fatta.
A pensarci adesso, non saprei dire cosa ci facessimo con tutti quei pinoli, non riesco a ricordare un singolo piatto in cui la nonna li usasse. Forse li tenevamo lì solo per mangiarli quando ne avevamo voglia, ma sempre con parsimonia: è dal nonno che ho imparato ad essere formichina.
Sorpresa! In questa torta i pinoli non ci sono, ma avrebbero potuto.
È una torta fatta con pane raffermo, latte e mele, semplice e povera, perfetta per usare il pane avanzato o delle mele un po’ avvizzite.
Non è una ricetta tradizionale della mia famiglia, eppure sono certa che al nonno sarebbe piaciuta molto, lui che amava le mele cotte al forno. Rimane morbida e umida, naturalmente dolce, senza troppi zuccheri aggiunti. Insomma, una di quelle cose che potrei mangiare ad oltranza senza stancarmi mai.
Vero! Il mezzo pinolo a tradimento! E poi l’operazione di sgusciamento sulla soglia della terrazza… doveva essere il metodo ufficialmente approvato. Io li mangiavo via via però, altro che formica…
L’ultima foto sembra un quadro!
Grazie!! Non avevo dubbi…tu sei più cicala 😀 Ma con moderazione, però 😉
Io ho scoperto le torte di pane solo quando sono arrivata in Italia…da noi il pane vecchio veniva riciclato facendo i canederli mentre metterlo nel dolce era quasi un’offesa. Anche il fatto che le pigne contenessero i pinoli era una scoperta italica! Chissà che cosa pensavo… ti communico che questa torta che mi piace tantissimo (ma tu sei la mia fornitrice delle ricette semplici delle torte e le sta divulgando pure mia cognata in giro per la Calabria) la farò sabato per i nostri amici che vengono a cena da noi ma pensavo di mettere il panettone al posto del pane…ormai siamo esausti!! Le tue foto sono sempre più belle ma tu hai un senso di estetica fuori norma e un’elegsnza di cui non ne sei neanche consapevole, quello è il segreto della loro bellezza. Un bacio e a presto!
Ne sono stra felice Marina! Spero che ti piacerà anche all’assaggio. E grazie per le tue parole, seni sempre tanto cara 🙂
Che belle atmosfere… genuine come questa torta. Non ce n’è le torte di mele, in tutte le loro declinazioni, hanno una marcia in più e fanno subito famiglia.
E’ vero, nulla come le torte di mele danno il senso di casa…forse solo le crostate semplici ci si avvicinano, quelle con la marmellata scura e la griglia fatta di “serpentini” lunghi e irregolari, lavorati a mano…
Torta di pane da sempre, ma con così tante mele non ci avevo mai pensato. Segnata!
A me piacciono proprio con tante tante mele…mi fa piacere che tu la voglia provare! 😀
che bella ideaaaaa!!!! non so se i miei bambini gradiranno l’uvetta…e se ci mettessi delle gocce di cioccolato????
comunque segno e provo!
le foto sono super….complimenti!
Ma certo, andrà benissimo ugualmente 🙂
Grazie Caterina! 😀
In forno adesso. Mi è piaciuto prepararla, così semplice… e intima! Attendo il risultato finale, ma già il farla mi ha fatto da terapia, e mi ha rilassato e confortato, che con il freddo che fa oggi è veramente una gran bella sensazione! Una manciata di pinoli o nocciole mi lascia pensare ad una versione futura! Grazie, bellissime foto. Da favola, nel senso più vero del termine.
Grazie mille Chiara, sono consì contenta che una semplice torta abbia significato tutto questo per te! ANche per me spesso è così.. Grazie di cuore per avermi scritto!