Dopo anni di resistenza, sono tornata al mare.
A Ferragosto, in un bagno attrezzato con sdraio e ombrelloni.
È stato strano però. Il mare aveva un ruolo accessorio, marginale. Avrebbe potuto non esserci.
L’aria era ferma e pesante, la musica si diffondeva tra gli ombrelloni mista all’odore di pizza riscaldata del bar sopra di noi. File di sdraio e di lettini a perdita d’occhio, le cabine alle nostre spalle e la tela avana degli ombrelloni sopra alle nostre teste.
Costumi con ruches, lustrini, paillettes, laccetti incrociati. E ciambelle, canotti, borse di stoffa e teli di spugna. C’erano tante cose, ma il mare no, era sparito.
Io, invece, il mare me lo ricordo così.
Un telo disteso sulla sabbia, che quando ti sdrai senti il calore diffondersi per tutto il corpo, come un abbraccio caldo che ti asciuga dall’acqua salata. E quella stessa sabbia che ti accoglie arrendevole, sagomandosi piano attorno al tuo corpo.
Il cielo di un blu denso, senza ingombri in mezzo, un blu in cui perdersi a guardare fino a quando gli occhi cedono a tanta pienezza e scivolano mollemente a nascondersi nell’oscurità riposante delle palpebre.
E il vento leggero ti canta nelle orecchie la sua canzone primordiale, sempre uguale, sempre diversa.
Il vento che scompiglia i capelli, che solleva un po’ di sabbia, che dà respiro nella calura rovente di mezzogiorno.
Il sale sulla pelle lascia curve concentriche e sbiadite, come brandelli di mappe di tesori nascosti, da leccare con la punta della lingua. La grana fine della sabbia chiara e bollente scivola via tra le dita a formare piccoli cumuli instabili pronti a cambiare al primo soffio di vento. E la grana più grossa della sabbia umida, di una compattezza fondente, così tenera a vedersi che mi commuovo mentre traccio un solco con il dito.
E quell’alito potente che viene dalle profondità marine e che è una mescolanza del sole allo zenit, delle onde, della sabbia, del sole e del vento e, in definitiva, non è altro che il tuo alito di vita percepibile ai sensi.
Una ricetta semplice e veloce, ma di quelle che mi piacciono tanto perché risolvono il pranzo (o la cena). Vegetariana, con pochi ingredienti e tanto gusto. E declinabile in tante versioni, visto che al posto del caciocavallo potete mettere del tonno, della carne macinata, della salsiccia, della ricotta…devo continuare? 🙂
Le ricette veloci e personalizzabili in base al frigo della giornata sono quelle che preferisco!
Hai fatto una descrizione di ciò che io chiamo semplicemente “salmastro” che è pura poesia. Detto questo, come ti ho già detto su instagram, queste melanzane sono alla mia portata, le farò pensando al salmastro 🙂
Grazie Marina! Di cuore. E spero che queste melanzane ti faranno compagnia a Ostia 🙂
Anche il modo di vivere il mare evolve ed io come te preferisco il ricordo che tu hai descritto, più mite e blu. Ritrovabile forse solo al mare del mattino presto.
E le melanzane ripieno di verdure le adoro!
Chissà…ormai sembra che non ci sia più un pezzo di spiaggia libera da nessuna parte 🙁