Mio malgrado, la palestra mi è fonte di grande ispirazione. Sarà che mi sento sempre un po’ fuori luogo, sarà che ho sviluppato negli anni una naturale, ironica distanza verso i maniaci del fitness, ma ogni volta che ci vado mi si aprono mondi paralleli che mi lasciano abbacinata. E, soprattutto, mi fanno addoppiare dalle risate.
Vorrei quindi aggiornare il catalogo che tanto successo aveva avuto (potete leggerlo qui) con nuovi personaggi che popolano la sala corsi e i miei incubi. Rigorosamente al femminile.
La gregaria. Quelle che mi sconcertano più di tutte sono le donne che entrano in sala e si posizionano a 15 cm di distanza da te, come se ci aspettasse un compito di greco, invece che un’ora di salti sfrenati che richiedono un certo spazio vitale, se non si vuole prendere una manata dalla compagna di corso. Cosa che, spesso, accade alle incaute signore.
La freddolosa. Mi correggo: è lei che mi sconcerta di più. Arriva con felpa pesante e pashmina intorno al collo, stringendosi le braccia attorno al corpo e guardandosi intorno spaurita, come a cercare da dove mai venga tutto quel freddo artico, anche se siamo da aprile. Chiede di accendere il riscaldamento, mettendo a rischio la vita delle altre quindici che durante la lezione suderanno come cammelli, annaspando per una boccata d’aria che risulterà, inevitabilmente, torrida. Se qualcuno chiede di poter aprire uno spiraglio di finestra, si avventa come un dobermann e minaccia di andarsene. E finalmente dice una cosa intelligente.
La donna manager. Porta la borsa da passeggio in sala, forse temendo che negli spogliatoi vivano scassinatori di armadietti pronti a colpire. La posiziona a terra davanti a sé e sistema il cellulare sopra, con lo schermo in alto, ben visibile. Ogni 10 minuti, saltella fin lì e controlla che Obama (o Trump) non l’abbia convocata di urgenza per una riunione straordinaria sulle sorti del mondo. Il telefono, ovviamente, non suona mai.
La vanitosa. Non viene in palestra per stare in forma, ma perché ci sono tanti specchi. La sala corsi deve sembrarle un Paese delle Meraviglie, con quella sua immagine moltiplicata all’infinito che la guarda ammiccante da ogni parte. E la lezione è solo un’occasione per valutare quale sia il profilo migliore in movimento. Cosa utilissima da sapere, non credete?
La sfaticata. Perché lei venga in palestra, invece, non si è capito. Forse solo per lamentarsi ad ogni nuovo esercizio, dicendo che è già stanca e che la lezione è troppo pesante. L’istruttore la ignora, le fedelissime la disprezzano dal profondo, anche il tappetino le si rivolta contro. Non resiste che un paio di lezioni.
Questa torta l’ho assaggiata la scorsa primavera, in occasione di un blog tour per scoprire la produzione dell’olio Sagra, del quale ho raccontato in questo post e che si teneva presso la scuola di cucina Toscana Saporita.
La torta era stata preparata per una prova di impiattamento, insieme al gelato all’olio d’oliva di Vetulio Bondi, ma non nascondo che, una volta composto il piatto e fatta la foto d’ordinanza, ho spazzolato la mia porzione fino all’ultima briciola.
Riesco a riproporla soltanto adesso ma…meglio tardi che mai! La torta rimane morbida, umida e incredibilmente profumata; la resa cambia molto in base all’olio che utilizzate, ma il bello è proprio questo. L’importante è che sia extravergine, meglio se non troppo forte.
Può essere servita tagliata a fette come una normale torta, ma si presta anche per ricavare delle tortine monoporzione, che potete tagliare con un semplice coppapasta.
Provatela, finché ci sono arance buone, e fatemi sapere.
Intanto, sono fiera del fatto che la prima a rifarla, una volta tanto, sia stata la mia mamma 🙂
Ecco io non vado in palestra e faccio prima, preferisco una bella camminata in pista ciclabile in riva al lago 🙂 Una torta bellissima e morbida mordida, chissà che profumo in casa 🙂 Baci
Eh, vabbè, la camminata in riva al lago è imbattibile! Come mi piacerebbe averne uno vicino…mi hai fatto venire voglia di tornare a vedere il “mio”, quello dove sono cresciuta 🙂
Grazie e buon fine settimana!
Siamo state proprio bene quel giorno all’insegna del buon cibo e della buona compagnia. Questa torta semplice e profumatissima vedo che non è rimasta solo nei miei di ricordi.
Contentissima che tu l’abbia riproposta così almeno ora so dove andare a ritrovare la ricetta, visto che io l’ho persa nei meandri del mio caos quotidiano.
Con le tipe da palestra mi hai fatto morire dal ridere. Sono in bus e sto andando in palestra e in effetti la tua descrizione non poteva essere più accurata della fauna che vi circola.
Allora non è solo la mia palestra…si vede che sono tipi ricorrenti!
Speriamo di rifare presto qualcosa insieme…ah sì, c’è il contest delle tapas! Sono proprio contenta! 🙂
Io sono assolutamente “La Sfaticata”…ma che è ‘sto loop che tutte le foodblogger vanno in palestra?! Dopo la Cakes&Co anche te…ora tocca per forza iscrivermi anche a me. Secondo me ci cacciano perchè a parlar di cibo facciamo ingrassare le altre persone che sono lì per far dieta e perdere peso!!
Ma lo sai che a volte ho pensato di portare i miei dolci alle compagne di corso?! Penso che mi guarderebbero come se fossi il diavolo! 😀
A me la palestra serve per scaricarmi…e anche per osservare l’essere umano! 😀
Eccola qui la torta per il mio week end! E che belle quelle roselline gialle!
Sì! Falla fare dalla tua piccola (si fa per dire) cuoca 😀
rido e mi immagino la bontà della torta alla “faccia” delle fanatiche di palestra
Chissà cosa penserebbero di tutto questo zucchero… 😀
[…] alle arance ed olio extravergine di oliva rovesciata: grazie Alice sei […]