Proseguo, fiaccata ma non vinta, nella rilettura della Recherche. Il quinto volume ha rallentato notevolmente la mia progressione, e per una settimana o due ho addirittura sospeso la lettura.
Saturazione? Affaticamento? Distrazione dovuta a cause esterne? Chissà.
Di certo è che, anche la prima volta, La prigioniera è stata per me la parte più ostica da affrontare.
Nucleo centrale del volume è l’amore del Narratore per Albertine e l’ossessione che lo riveste.
Quasi certo che la giovane sia incline ai rapporti omosessuali, il Narratore le propone di trasferirsi a vivere nella propria abitazione parigina, dove spera di poterla controllare ed evitare così che si incontri con altre fanciulle.
Tema ricorrente ed esplicito è dunque una morbosa gelosia (che non impedisce a M. di desiderare altre donne) che si esplica in una serie di accorgimenti, piani e inquisizioni mirati a conoscere la verità sul passato della giovane e sulle sue inclinazioni amorose.
E’ un libro di non-azione, una successione di momenti di sgomento e di terrore di M., regolarmente disinnescati da qualche conferma positiva da parte di Albertine. Ma il sollievo non dura che lo spazio di un pomeriggio, perché nuovi atroci dubbi piombano sull’animo dell’uomo. Egli interroga la fanciulla, analizza ogni episodio, ogni parola, ogni intonazione della voce e sfumatura dello sguardo, nel vano tentativo di capire chi ella sia veramente, cosa le passi per la mente, quali siano le sue intenzioni. Ma la fanciulla è un “essere di fuga”, inafferrabile anche quando sotto chiave, i cui occhi mobili nascondono infiniti desideri e lussuriose bramosie, drammaticamente inaccessibili all’amante.
Uno dei brani più famosi del volume è quello relativo alle cris di Parigi, cioè alle grida dei venditori ambulanti che al mattino si affollano in strada e che M. e Albertine sentono e commentano dall’interno della camera. Nei vivaci richiami di verdurai, macellai e artigiani, musicali, coloriti e apparentemente innocui, si leggono in realtà ripetute allusioni alla sfera sessuale, che gettano una luce completamente diversa sull’entusiasmo e le voglie che le grida stesse risvegliano in Albertine.
Unica (apparente) boccata d’aria in questo testo claustrofobico, che ha luogo quasi esclusivamente nello spazio di un appartamento di Parigi è la serata dai Verdurin cui M. partecipa. Ma, anche in questo contesto, il tema dell’amante geloso e dell’amato in fuga ritorna insistentemente, incarnato da Charlus e da Morel (coppia che costituisce il doppio di quella Narratore-Albertine), la cui relazione già sbilanciata e compromessa sarà definitivamente affossata dai perfidi padroni di casa, che con un subdolo piano riescono ad allontanare il violinista dal barone, ormai platealmente preda della propria tendenza omosessuale. Non a caso, questo volume, edito postumo, era inizialmente stato intitolato Sodoma e Gomorra III (considerando che il volume precedente era in origine diviso in due parti), poiché il tema dell’amore omosessuale continua ad essere predominante e quasi ossessivo.
L’intreccio tra opera e autobiografia, molto stretto in tutta la Recherche, diventa qui straordinariamente indissolubile. La storia d’amore del Narratore con Albertine, infatti, ricalca quella di Proust con il giovane autista Alfred Agostinelli, sia dal punto di vista dei sentimenti e delle convenzioni sociali che degli eventi, e addirittura interi brani di lettere private sono stati inseriti nel romanzo. E la morte di Albertine, programmata già negli appunti di Proust 10 anni prima di questo volume, sembra ricalcare quella che sarà la successiva, tragica morte di Agostinelli in un incidente aereo. Sembra proprio che si siano avverate le parole di Oscar Wilde: “La vita imita l’arte. La letteratura anticipa sempre la vita. Non la copia, ma la modella ai suoi fini”.
Recensione Vol. 1
Recensione Vol. 2
Recensione Vol. 3
Recensione Vol. 4
ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO. LA PRIGIONIERA
Autore: Marcel Proust
Editore: Mondadori (collana: I Meridiani)
Anno: 1923
Traduzione: Giovanni Raboni
Pagine: 387-838 (tomo 3).
Questo volume lo lessi per intero negli anni del liceo. Troppo giovane anche se partivo allenata da letture sempre molto cerebrali. Alcuni brani bellissimi li ricordo ancora perché all’epoca li sottolineai e trascrissi ma nell’insieme mi allontanò da Proust. Questo tuo viaggio nella Recherche mi sta facendo tornare la voglia…
Sì, mi ricordavo chei avevi detto di averlo letto! Ma secondo me è davvero uno dei più tosti, soprattutto se letto in giovane età, rischia di allontanarti dall’opera per sempre. E non condivido molto il principio di leggere un libro al di fuori del contesto generale dell’opera…
A questo punto secondo me devi riprovare… dall’inizio! Sono curiosa di sapere cosa ne pensi! 🙂
mamma mia….che polpettone …..
stupendo…di quei libri che alla fine dici…SONO CONTENTA DI AVERLO LETTO…ma che sono pesanti nella lettura…ci vuol passione ….e tempo mentale che io non ho….sia in vacanza sia in questi momenti di lavoro dove appena tocco un libro mi addormento …
Ahahah!!! Si, per qualcuno è sicuramente un polpettone! Io ci sono caduta dentro dalla testa ai piedi e ne sono rimasta…prigioniera, appunto! 🙂
Quindi la passione è essenziale, ma altrettanto importante è poter avere tempo per leggerlo…e ne serve tanto! Da questo punto di vista mi ritengo fortunata…uno può anche iniziare piano piano e fare un pezzettino per volta, ma bisogna mettere in conto che ci vogliono anni!
Un bacio!
Che costanza che hai cara Alice…io difficilmente riesco ad affrontare un libro…la sera quando torno a casa dal lavoro oltre alla stanchezza c’è la pulce che mai mi lascerebbe su letto/divano a rilassarmi con un libro…in vacanza invece mi riposo gli occhi..o dormo e recupero le ore che non riesco a dormire durante la settimana!
Bacioni
Silvia
Costanza ce ne vuole, ma è indispensabile anche avere le condizioni favorevoli! Con la famiglia e un lavoro tradizionale diventa quasi una mission impossible, lo riconosco. Non credo che avrei potuto farlo se mi fossi trovata in un’altra situazione…ma visto che ho tempo, ne approfitto! 😉
Un bacio!
Alice
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Oooh..ecco che la tua graditissima visita mi fa scoprire un blog meraviglioso, per la capacità di scrivere e per gli interessanti spunti culinari. Che declinerò in chiave erbivora, per farti sapere il risultato! Grazie!
Grazie a te della visita e delle tue parole! Di ricette vegetariane nel mio blog ce ne sono molte, ma il vegano scarseggia…conto di imparare da te! 🙂
A presto!
Io ho trovato molta buona grazia e sensibilità nella tua cucina, sono sicura che produrrai meraviglie :-*
Ma grazie! :-):-):-)
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