Tutto il quarto volume dell’opera proustiana è attraversato dalla tematica dell’omosessualità, sebbene l’autore (omosessuale egli stesso) non utilizzi mai questo termine, parlando piuttosto di inversione o vizio.
Nella prima parte, Proust introduce la questione con grande ironia, usando un linguaggio scientifico mutuato dal mondo vegetale e descrivendo in maniera esilarante le attitudini, i comportamenti e i vezzi di chi è affetto da questa “tara nervosa”.
Nel corso del libro, del resto, tutto sembra convergere su questo tema, a partire dalla giovane Albertine, sulla cui moralità il Narratore nutre più di un dubbio, sino al barone di Charlus, dalla complessa e contrastante psicologia, passando attraverso il più marginale dei figuranti che si stagliano sulla quinta del Grand Hotel di Balbec, dove il Narratore trascorre un secondo soggiorno estivo, a distanza di anni dal primo.
L’attrazione per persone dello stesso sesso è quasi un’ossessione, che getta la sua pesante ombra sopra quasi ogni uomo e donna, anche gli insospettabili.
Sodoma e Gomorra è anche, forse più di altri volumi, il luogo delle illusioni del Narratore, del fraintendimento della realtà, del suo essere ignaro della sostanza di persone e situazioni, che gli si svelerà soltanto nel futuro, quando tanti particolari apparentemente insignificanti troveranno una chiara spiegazione. Sebbene molti aspetti del passato gli siano stati disvelati ed egli possa così interpretare correttamente eventi lontani nel tempo, tanto altro gli rimane oscuro e, esattamente come accade nella vita, nel presente egli è sempre in balìa di una realtà immaginaria, quasi di sogno, mentre quelle vera gli sfugge totalmente.
Possiamo aver voltato e rivoltato tutte le idee possibili, la verità non vi è mai entrata; è dal di fuori, quando meno ce l’aspettiamo, che esse ci vibra la sua atroce puntura, e ci ferisce per sempre (p. 368).
Ritorna nuovamente il tema del mutamento continuo del soggetto e della sua attitudine verso le persone con le quali viene a contatto; ma anche le persone stesse cambiano senza posa, così come il significato che nomi e luoghi assumono per noi, in un trascolorare continuo che disorienta e sembra rendere impossibile qualsiasi acquisizione perenne della mente umana.
Le persone cambiano continuamente posto in rapporto a noi. Nell’impercettibile ma eterno procedere della società, le consideriamo come se fossero immobili, in un tempo di visione troppo breve perché si possa scorgere il movimento che le trascina. Ma basta che scegliamo nella nostra memoria due immagini prese in momenti diversi, abbastanza ravvicinati, tuttavia, perché esse non siano cambiate, almeno sensibilmente in sé: e la differenza fra le due immagini ci darà la misura di quanto si siano spostate rispetto a noi (pp. 265-266).
E fa parte del quarto volume anche una fondamentale intermittenza del cuore, meno citata ma essenziale quanto quella della madeleine. Nel semplice gesto di slacciarsi uno stivaletto, il Narratore è travolto dal ricordo della nonna, che soltanto adesso gli permette di vivere – vero e autentico – il dolore che egli non era stato in grado di provare nei mesi immediatamente successivi alla sua scomparsa.
Ai disturbi della memoria, infatti, sono legate le intermittenze del cuore. E’ sicuramente l’esistenza del nostro corpo, simile per noi a un vaso in cui fosse racchiusa la nostra spiritualità, a farci supporre che tutti i nostri beni interiori, le nostre gioie passate, tutti i nostri dolori, siano perennemente in nostro possesso. Forse, è altrettanto inesatto credere che se ne vadano o ritornino. In ogni caso, se rimangono dentro di noi, rimangono per la maggior parte del tempo in una regione sconosciuta, dove non ci sono d’alcun giovamento e dove anche i più usuali vengono ricacciati indietro da ricordi di diversa natura, che escludono ogni simultaneità con essi all’interno della coscienza. Ma non appena si ricostruisce la cornice di sensazioni in cui sono conservati, essi acquistano a loro volta il medesimo potere d’espellere tutto quanto sia incompatibile con loro, installando in noi, solitario, l’io che li ha vissuti (p. 909).
A queste tematiche fondamentali dell’universo proustiano si alternano aspetti più leggeri e di immediata godibilità, come la descrizione di alcune invenzioni tecnico-scientifiche, che punteggia tutta la Recherche. Dal telefono al termometro e fino all’ascensore e all’automobile, Proust descrive questi prodigi della tecnica con il suo linguaggio avvolgente e preciso, in maniera sempre originale e curiosa, lasciando intravedere l’entusiasmo e la meraviglia che queste innovazioni dovevano suscitare tra i contemporanei.
Mi piace particolarmente quando, dalle pagine di un libro, il ritratto di un’epoca emerge in ogni minimo dettaglio, che siano i cerimoniali in voga nei pranzi in società, le toilette femminili o i prodigi del progresso tecnologico e gli inevitabili cambiamenti che essi apportano nella vita quotidiana. E, sotto questo aspetto, protagonista indiscussa del quarto volume è l’automobile che accompagna Albertine e il Narratore nelle loro scorribande intorno a Balbec, cambiando la percezione del tempo, dello spazio e del significato stesso dei luoghi.
Recensione Vol. 1
Recensione Vol. 2
Recensione Vol. 3
ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO. SODOMA E GOMORRA
Autore: Marcel Proust
Editore: Mondadori (collana: I Meridiani)
Anno: 1921-22
Traduzione: Giovanni Raboni
Pagine: 719-938 (tomo 2) e 1-386 (tomo 3).
Con questo post partecipo alla Sfida di lettura “Un classico al mese”, indetta dal blog Storie dentro storie.
Che belli questi tuoi appuntamenti con Proust!
Grazie! Mi fa piacere che qualcuno apprezzi! 🙂
Sto iniziando a leggere Alla Ricerca del Tempo Perduto di Proust e tu pubblichi questo post…ah come adoro questo blog 🙂
Quante consonanze! 🙂 Sono certa che lo adorerai anche tu.
Mi piace quando posso condividere la mia passione proustiana con qualcuno…non è molto comune!
Buon fine settimana!
grazie per questi tuoi “appunti letterari” molto interessante! buona domenica cara
Grazie! Buona domenica anche a te!
[…] Recensione Vol. 1 Recensione Vol. 2 Recensione Vol. 3 Recensione Vol. 4 […]
[…] Vol. 2. All’ombra delle fanciulle in fiore Recensione Vol. 3. La parte di Guermantes Recensione Vol. 4. Sodoma e Gomorra Recensione Vol. 5. La […]
[…] Vol. 2. All’ombra delle fanciulle in fiore Recensione Vol. 3. La parte di Guermantes Recensione Vol. 4. Sodoma e Gomorra Recensione Vol. 5. La prigioniera Recensione Vol. 6. Albertine scomparsa (o La fuggitiva) ALLA […]
finalmente un blog che mi fa condividere le emozioni della lettura di Proust.Hiniziato da poco il quaro volume e spero che ci sarà una recensione anche su questo
Ciao Teresa, mi fa sempre piacere trovare qualcuno con cui poter condividere questa passione!! Ci sono le recensioni di tutti i volumi, puoi trovarle nella pagina Le mie letture.
Per forza di cose sono recensioni piuttosto sintetiche, ma se anche tu sei un’appassionata possiamo scambiarci le opinioni. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.
A presto,
Alice
Salve, non so se spediro’ questo pensiero,perche’ io no twitt no facebook, ho provato una volta con googol ma mi chiedeva troppe cose e io non voglio entrare in questo meccanismo……..COME VORREI DIRVI PERO’ CHE VI ADORO!
io sono OTTOCENTESCA, ho letto una marea di classici,adoro PROUST,anche se mi son fermata alle “fanciulle in fiore”…..temendo che” sodoma e gomorra” potesse rovinare il “” nostro rapporto””…. (mio e di Proust),…..ora sto rileggendo, dopo tanti anni
,”Il rosso e il nero” di Stendhal… un’edizione del 1973, traduzione di Alfredo Fabietti, son due volumi.Devo dire che l’ho molto rivalutato….J. Sorel,il protagonista è molto particolare,complesso complicato sensibilee cinico…..interessante
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