8 Gennaio 2016

Progetto Italian Taste: il perché dei nostri gusti

Vi siete mai chiesti perché le persone abbiano gusti alimentari tanto diversi? A me capita spesso.
Ogni volta che mangio con gusto e soddisfazione il baccalà, per esempio, o le alici, o lo yogurt greco, e R. mi guarda con un misto di sdegno e sospetto. Lo stesso sguardo che gli riservo io quando lo vedo bearsi davanti ad un piatto di patate lesse o di carciofi in pinzimonio.

Da cosa dipende la passione per un certo cibo e il disgusto (o semplicemente il minor gradimento) per un altro? Da caratteri fisiologici che ci fanno percepire il sapore in modo diverso? O piuttosto dalla nostra mente, le cui convinzioni condizionano irrimediabilmente la percezione del gusto? O, ancora, è solo questione di abitudine?

E’ quello che cerca di appurare il progetto di ricerca Italian Taste, ideato e coordinato dalla Società Italiana di Scienze Sensoriali in collaborazione con numerose Università italiane e Centri di Ricerca, con l’obiettivo di comprendere le preferenze alimentari degli italiani.

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Attraverso una serie di test effettuati su un campione della popolazione, i ricercatori di Italian Taste vogliono comprendere in che modo imeccanismi della preferenza alimentare sono influenzati dalle percezioni sensoriali e da altri fattori.
I dati che emergeranno dalla ricerca potranno essere utili a sviluppare strategie per il miglioramento delle abitudini alimentari o per intervenire su malattie come l’obesità.

Ho sentito parlare per la prima volta di questo progetto al convegno della Fondazione Bonduelle, tenutosi a Firenze nel giugno scorso, in un intervento dal titolo I sensi come driver delle scelte alimentari, e l’ho trovato molto interessante.
Inutile dire che quando, sei mesi dopo, mi è comparso sotto gli occhi l’annuncio con il quale si reclutavano “cavie” per il progetto stesso non ho esitato a propormi. E così sono diventata un animale da laboratorio.

Il test, articolato in due giorni, per un totale di circa 4 ore di impegno, è composto da diverse fasi:

I dati saranno utilizzati in maniera anonima e aggregata, ma – qualora foste interessati – potete fare richiesta per conoscere i vostri dati fisiologici e come si collocano rispetto alla media del campione. Io, per esempio, sono molto curiosa di scoprire se ho un numero di papille gustative sopra alla media…ne sarei molto fiera! 😉

Se la cosa vi incuriosisce e volete partecipare anche voi ai test, trovate tutte le informazioni in questa pagina.

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Cercate la città più vicina a voi e inviate la mail.
Per me è stata un’esperienza molto interessante, anche grazie alla cortesia e professionalità del team dell’Università di Firenze che si occupa della ricerca.
Mi sono tolta dei dubbi, ho potuto chiedere delucidazioni e confrontarmi sul tema sulle abitudini alimentari, e ogni fase del test ci è stata spiegata accuratamente in modo da renderci partecipi del senso della ricerca.

L’incontro mi è stato molto utile per riflettere sul perché tendo a preferire alcuni cibi; ho capito che la mente e le convinzioni ideologiche hanno per me un valore molto forte, e che le mie scelte non sono così libere come immaginavo.
A fare da contraltare alle spinte ideologiche, poi, ci sono gli istinti atavici, che ci spingono sempre verso cibi grassi e nutrienti, in grado di fornire molta energia e stimolare la produzione di dopamina, un ormone che ci rende appagati e soddisfatti: e quando la natura chiama è davvero difficile non resistere!

In tutto ciò, non vedo l’ora di conoscere i risultati della ricerca, che si protrarrà per 3 anni…perché il mondo del cibo si può affrontare da infiniti punti di vista, e quelli che coinvolgono non solo il palato ma anche la mente umana sono per me i più affascinanti!

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