Vedo un sacco di fragole in giro e ogni volta è come un pugno nello stomaco.
Mi offende il colore, quel rosso vivace e sfacciato. Mi infastidisce la promessa di freschezza della polpa profumata e pungente, che contrasta con tutto quel che mi circonda.
Come vedere una balena che attraversa la strada, o una dama dell’Ottocento in fila alla cassa del supermercato.
Eppure ce ne sono così tante, vorrebbero quasi farti credere che è normale.
Nei negozi, nei ristoranti, sui social – soprattutto – specchio impietoso dei nostri tempi.
Migliaia, milioni di fragole rosse ammiccanti. Mi chiedo quanto freddo debbano patire, povere fragole, quanto debbano sentirsi spaesate.
Se c’è una poesia nel cibo, questa passa anche dalla stagionalità. È il giusto tempo che ne scandisce il ritmo, è il momento opportuno che soggiace alla metrica.
Le fragole sono fatte per essere morse in pomeriggi luminosi, al tepore del sole che entra da una finestra aperta. Le fragole vogliono braccia scoperte e abiti leggeri, fili d’erba verde che accarezzano le piante dei piedi. Le fragole giocano con un desiderio d’estate ormai incontenibile, lo amplificano, lo portano all’estremo, e poi lo soddisfano.
Il loro succo è una pozione magica che mi riporta ad un maggio ormai lontano, all’idea di un amore, ad un cestino colmo di cui ben presto rimasero solo le foglioline verdi.
Non voglio vedere fragole a febbraio, vi prego, un po’ di pudore.
Non è il tempo delle fragole, ma per fortuna è ancora il tempo di zuppe e brassicacee.
Nello specifico, di una vellutata molto semplice: solo patate e cavolfiore. A ravvivarla ci pensa il gorgonzola, quello piccante, mi raccomando.
Invece dei soliti crostini di pane, poi, ho voluto provare un mix di semi e cereali. Ho scelto i fiocchi d’avena e i semi di papavero, ma ovviamente la scelta è libera, basta che piacciano a voi.
Accendiamo i fornelli, e scaldiamoci così.
Ho letto l’articolo e ho gioito perché è la mia reazione a tutto questo finto rosso in giro. Ma per piacere. Scrivi bene tu “È il giusto tempo che ne scandisce il ritmo, è il momento opportuno che soggiace alla metrica.” La riuso citandoti mentri mi gusto questa tua ottima vellutata (anche se è passato qualche gg il senso resta, pienamente).
Grazie Mile…ero certa che anche tu amassi il ritmo delle stagioni e i loro frutti… Ti abbraccio virtualmente anche io 🙂
Ecco, dopo averti fatto l’applauso su IG, faccio il bis qui! Parole sante, giuste e dirette, schiette… c’è un tempo per tutto, l’arte della calma, del rispetto delle stagioni e del non rincorrere l’estetica a tutti i costi… scaldiamo il tuo pentolino, che è molto, molto meglio… 🙂
Sono stata troppo brusca? E’ una cosa che proprio non sopporto, mi fa quasi star male…è più forte di me. Felice che tu la pensi alla stessa maniera 🙂