Chi frequenta questo blog da un po’ di tempo ormai saprà che – dopo i dolci e i formaggi – la mia passione è il quinto quarto.
Trippa, coratella, cuori, interiora e fegati di ogni tipo sono piatti ai quali difficilmente resisto e spesso ne vado in cerca, davanti agli occhi stupiti di chi mi credeva un tipo tutto zucchero e dolcetti.
Questo amore mi viene sin dall’infanzia, forse perché in casa ne abbiamo sempre mangiato in abbondanza; più quinto quarto che petto di pollo o hamburger, oserei dire. È un’abitudine che trovo anche ecologicamente sostenibile, oltre che gustosa: nell’ottica di consumare meno carne, sarebbe giusto usare tutte le parti dell’animale, non solo quelle nobili, in maniera tale da giustificarne il sacrificio. Il discorso è complesso e non è questa la sede per addentrarsi, ma in ogni caso sono una sostenitrice del “di meno ma di tutto”, piuttosto che dell’esclusione totale di alcune categorie di alimenti dalla dieta quotidiana.
Tra le mie precedenti “prodezze” in fatto di interiora, vi segnalo, il risotto con funghi e fegatini, una terrina di fegatini e cipolle, tanto per ribadire che in Toscana i fegatini fanno parte della mensa quasi al pari di pane e acqua, e una freschissima insalata di riso e cereali con trippa e pesto di sedano.
Ma in generale, ammetto di non essermi mai cimentata molto con questa materia prima, perché il cuoco di casa – soprattutto quando si parla di quinto quarto – è il mio babbo e il mio ruolo è sempre stato quello di consumatrice piuttosto che di cuoca.
Con l’arrivo della stagione estiva, però, mi piaceva l’idea di riproporre questo classico toscano che avevo già preparato molti anni orsono, agli albori del blog. È un’insalata fredda di trippa, semplice e saporita, da fare con un giorno di anticipo e gustare quando i sapori si sono ben amalgamati.
Tra l’altro, contrariamente a quanto si crede, la trippa ha anche dei valori nutrizionali da far invidia: pochi grassi, alta percentuale di proteine, discreta presenza di acqua. Si digerisce facilmente e non appesantisce, quindi è perfetta anche per chi è attento alla linea (qui trovate qualche informazione in più su questo alimento). Certo, poi dipende anche da come la condite e a quanto pane la accompagnate, ma quello è un altro discorso.
In commercio si trova la trippa già lavata e pre-lessata, a volte anche tagliata a striscioline o più spesso in un unico pezzo grande. Al momento dell’acquisto, controllate che non ci siano alterazioni del colore e, se possibile, cuocetela entro le successive 24 ore, o comunque senza superare le 48 ore.
In base alla mia esperienza, è buona norma bollirla di nuovo, per 10-15 minuti, e poi lasciarla a scolare per un quarto d’ora in un colino, al fine di eliminare l’acqua in eccesso. Poi basta tagliarla a striscioline ed è pronta per la preparazione che preferite, che sia una gustosa trippa al sugo o una più leggera insalata di trippa fredda.
La mia trippa è con zucchine novelle, ravanelli, cipolle marinate e una salsina fatta con foglie di sedano e un’acciughina. Sono tutti ingredienti che la rendono molto “toscana” e piuttosto in linea con la tradizione, ma potete ovviamente personalizzarla a piacimento.
Secondo me è ancora più buona se preparata il giorno precedente, in modo che i sapori abbiano il tempo di amalgamarsi e la trippa si impregni di tutti gli aromi. Io me la sono portata al lavoro per un paio di giorni: un pranzo fresco e leggero, che ha suscitato curiosità e sorpresa tra i colleghi ed è stato molto apprezzato da chi lo ha assaggiato. Semplice ma ricco di gusto.