Non mi sembra vero. Dopo tre anni, finalmente un weekend fuori città. A rivedere vecchi amici, a visitare bei posti, a respirare aria nuova. A riveder le stelle, insomma.
Un giorno e mezzo di pura beatitudine, con Dante e Riccardo, in quella Maremma grossetana che da trent’anni ormai ha un posto speciale nel mio cuore. La stagione finalmente mite, la campagna ancora verde prima dell’aridità estiva, un verde rigoglioso e pieno. Le ginestre che punteggiano i bordi delle strade, piccole esplosioni di giallo che puntano verso il cielo. E dietro a loro le vaste distese di rossi papaveri che ondeggiano al vento e si lasciano cogliere dai bambini, attratti dal loro colore acceso, dai petali leggeri e delicati come seta.
Sono state poche ore, ma le ho rivissute più volte nel ricordo come se fossero giorni, settimane intere. Mi sono resa conto di quanto mi sia mancato viaggiare, assaggiare il mondo, riempirmi gli occhi di bellezza. Muovermi liberamente, senza mascherine, senza ansie. E mostrare cose nuove a Dante, leggere nei suoi occhi la meraviglia per ogni piccola cosa, osservare il suo stupore e entrarci dentro, ritornare bambina anche io.
Il weekend maremmano sarà per sempre associato a questi biscotti con fiocchi d’avena, albicocche, lavanda e cioccolato bianco, che avevo preparato come piccolo dono per i miei amici e che a me sono piaciuti da impazzire. La ricetta viene da un libro bellissimo, Wild Sweetness, di Thalia Ho, dal quale ho intenzione di attingere a piene mani nei mesi a venire.
Sono dei semplici biscotti ai fiocchi d’avena, arricchiti da albicocche secche e cioccolato bianco e profumati con lavanda e scorza di limone. Nell’originale c’erano il rosmarino e l’arancia, a dire il vero, ma lavanda-albicocche è un abbinamento che mi è molto caro, a partire da questo plumcake che ho replicato tante volte, e così ho deciso di provare. Ho fatto anche qualche piccola variazione, ovviamente, in base a quel principio per cui sono incapace di replicare fedelmente una ricetta e devo sempre metterci lo zampino. Forse non sempre è un bene, ma ormai mi sono rassegnata.
Ho usato la farina di tpo 1, che ormai è diventata quella che uso più spesso, e ne ho anche sostituita una piccola parte con semola rimacinata. Volevo vedere se i biscotti avrebbero acquistato una texture leggermente granolosa, ma non sono stata abbastanza coraggiosa da usarne una grande quantità. Proverò con più convinzione la prossima volta. (Perché ci sarà una prossima volta, e anche a breve, ve lo garantisco). Poi ho inserito una piccola parte di zucchero di canna chiaro, pensando che avrebbe contribuito a mantenerli morbidi più a lungo e ho invertito le proporzioni tra albicocche e cioccolato bianco perché amo le prime e trovo un po’ stucchevole il secondo e quindi ho cercato di limitarne la presenza.
Mi raccomando, la lavanda. Se decidete di usarla, siate molto moderati. Deve essere un quid, qualcosa che si sente ma non si riconosce subito, un aroma che si fonde con quello del limone e delle albicocche. Come dico sempre, l’effetto profumabiancheria è sempre dietro l’angolo, quindi meglio meno che più. Mezzo cucchiaino, raso, secondo me va bene. Se invece preferite usare il rosmarino, potete metterne anche un cucchiaino intero.
Sono biscotti burrosi, friabili, profumati, ricchi. Sono una goduria senza fine e vi sarà difficile fermarvi al primo.
Nella ricetta originale, questi biscotti sono molto più alti, assomigliano quasi a degli scones e infatti l’autrice dice stenderli allo spessore di 2,5 cm. Essendo molto “densi” e carichi, io ho preferito mantenermi su un minor spessore, riducendo leggermente i tempi di cottura, e non me ne sono pentita.