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Oggi andiamo in trasferta e facciamo una piccola incursione nella cucina araba, con un dolce molto semplice, diffuso in Nord Africa, Egitto e Siria…ma anche Arabia Saudita. La ricetta, infatti, viene dalle pagine della arcinota Araba Felice…non la conoscete?!? Correte a vedere il suo blog allora!
Io la seguo da tempo e mi piace da morire…soprattutto perché è l’opposto di me! Furba e arguta, propone ricette veloci ma di grande effetto. Una che cerca scorciatoie, si semplifica la vita e trova soluzioni geniali…oltre ad avere un gran senso dell’umorismo per cui in ogni suo post ci scappa la risata. Ovvio che sia un mito, per chi invece la vita se la complica, sembra sempre cercare la strada più complicata e fa collezione di bicchieri d’acqua nei quali perdersi…Araba mandami un po’ del tuo influsso, va’! 😉
Sciocchezze a parte, questa ricetta aspettava da un bel po’ e ora che più forte si fa il desiderio di viaggiare ed esplorare (quanto manca alle ferie?!?) ho deciso di vagare con la mente nel caldo clima mediorientale, aiutandomi con dei dolcetti che mi sono piaciuti molto.
Un semplice impasto a base di latte e semolino, cotto in forno e successivamente arricchito con uno sciroppo di zucchero all’acqua di rose che conferirà dolcezza e umidità.
L’usanza di inzuppare con sciroppi aromatizzati i dolci precedentemente cotti (al forno, ma più spesso fritti) è tipica della pasticceria mediorentale: credo che sia un modo per rendere più delicato e al tempo stesso persistente l’aroma che si sceglie di mettere nel dolce. L’aroma non subisce alte temperature perché viene aggiunto dopo la cottura e lo sciroppo lo veicola fino all’interno del dolce, conferendo al tempo stesso il tipico carattere appiccicoso che contraddistingue molti di questi dolci.
Io ho seguito la ricetta di Stefania/Araba Felice ma dei basbousa esistono infinite versioni…come per ogni piatto della tradizione! C’è chi aggiunge farina di cocco, chi yogurt e chi latticello, mentre molte ricette prevedono ingenti quantità di burro, che qui è totalmente assente. Il risultato sarà, ovviamente, molto diverso. Con il cocco e il burro avrete un basbousa più dolce e umido, quasi fondente, ma anche molto più pesante. Con questa ricetta, invece, i dolcetti rimangono meno umidi e un po’ “zeppi”, ma sono molto leggeri per la digestione e il palato e niente affatto stucchevoli: se ne possono mangiare 5 di fila…parola mia.
Non abbiate paura per la presenza dell’acqua di rose (che potete comunque sostituire con acqua di fiori d’arancio) perché si armonizza alla perfezione con il resto ed è appena percepibile, se non come vago aroma che arricchisce il bouquet di sapori del basbousa. Se non lo avete a disposizione (come me), vi spiego sotto come prepararlo.
BASBOUSA – DOLCETTI DI SEMOLINO MANDORLE E ACQUA DI ROSE
Dose: circa 15 dolcetti Tempo di preparazione: 15 minuti Tempo di cottura: 25-30 minuti
Per lo sciroppo:
Per l’acqua di rose
L’acqua di rose per uso alimentare si può acquistare nei negozi specializzati in articoli da pasticceria o in prodotti mediorientali (on line ne troverete molti). Non escludo che si possa trovare anche nelle erboristerie più fornite. Io, tuttavia, avevo dei petali di rosa essiccati per uso alimentare comprati tempo fa in un semplice supermercato (la marca è Borghini, se può esservi utile) e ho deciso di fare da sola l’acqua di rose, in dieci minuti.
Ho messo un cucchiaio di fiori in un pentolino con circa 50 ml di acqua, portato all’ebollizione e spento subito. Ho lasciato in infusione per circa un’ora, poi ho filtrato con un colino a maglie finissime, strizzato i fiori per ricavarne tutto il liquido e messo la mia acqua di rose in frigo, in una bottiglietta di vetro. Si conserva per una decina di giorni.
Per i basbousa
In una casseruola, riscaldate il latte, l’acqua e l’olio; unite lo zucchero e mescolate finché non è sciolto. Unite allora il lievito (attenzione a che non faccia grumi) e il semolino, spegnete il fuoco e girate rapidamente per fargli assorbire tutto il liquido. Fate riposare 10 minuti.
Foderate una teglia di 15 x 14 cm con carta forno e distribuitevi il composto, livellandolo con il dorso di un cucchiaio inumidito. Con un coltello molto affilato incidete delle linee diagonali che disegnino dei rombi e ponete al centro di ogni rombo una mandorla, premendo bene per incastonarla nella superficie.
Cuocete a 180° in forno statico per 25 minuti.
Dieci minuti prima della fine della cottura mettete in un pentolino gli ingredienti per lo sciroppo e fate raggiungere una leggera ebollizione per circa 5 minuti. Mantenetelo ben caldo e non appena sfornate il dolce rovesciatevi sopra TUTTO lo sciroppo, avendo cura che si distribuisca uniformemente. A tal fine è importante che abbiate livellato bene la superficie prima della cottura, senza lasciare dossi e avvallamenti.
Io, con le mie solite fisime, non ho messo tutto lo sciroppo perché temevo che non sarebbe penetrato tutto all’interno e avrebbe formato una specie di strato appiccicoso in superficie. Con il senno di poi, sarebbe stato meglio metterlo tutto, perché così sarebbe arrivato fino in fondo e il dolce sarebbe stato perfettamente inzuppato. È però importante che lo versiate subito, non appena sfornate il dolce.
Fate riposare qualche ora e poi tagliate a bocconcini seguendo le linee precedentemente incise, in modo che su ogni porzione ci sia una mandorla.
Note:
– I basbousa devono essere alti circa 1 cm. Per questa dose ho usato una teglia da 15 x 14 cm.
– Se decidete di usare l’acqua di fiori di arancio la quantità sarà la stessa dell’acqua di fiori di rose, mentre se scegliete l’essenza di fiori arancio, allora ne basteranno poche gocce.
– Sostituendo il latte con del latte di riso o di mandorle il sapore cambierà leggermente ma il dolce diventerà “dairy free”, ossia privo di latticini.
– Se oltre a sostituire il latte decidete di eliminare il miele dallo sciroppo, otterrete un dolce vegano.
Sicura di volere l’influsso della cialtroneria??? 😀 grazie mille per aver provato questa ricette e delle parole gentili <3
Macchè cialtroneria…sei una forza!! Grazie a te della gentile concessione…un abbraccio!
Corro a vedere questo blog 🙂 mi hai incuriosita. Lo sai che l’usanza araba di inzuppare i dolci è naturalmente arrivata anche in Calabria dalle mie parti? (naturalmente a causa delle dominazioni arabe) e questo tipo di dolci, paradossalmente, mi ricorda tantissimo casa mia 🙂
I tuoi sono bellissimi e anche le immagini favolose.
Ti abbraccio Alice, buona giornata di sole!
Davvero? Non lo sapevo! Sto leggendo un libro molto interessante sull’argomento…e a breve dovrebbe parlare anche dell’Italia meridionale!
Il blog di Stefania vale la pena, leggerla è molto divertente…anche se probabilmente le ricette non fanno al caso tuo!
Un abbraccio e buon sole anche a te!
Direi che le tue foto sono ancora più belle di quelle dell’Araba e pure senza le famigerate piastrelle!
Ahahah!!! Grazie davvero!!! Ma l’Araba rimane un mito! 😉
Bhe, lei c’è da un pezzo! Chi non ha provato qualcuna delle sue ricette furbe?
Vero! 😉
Oddio con queste foto mi viene voglia di riassaggiarli… mah. Che si diceva degli assaggi influenzati dal contesto? 😉
Ahahah!! Forse non eri abbastanza attenta! 😉
Ti dirò, a colpirmi è l’acqua di rose… sembra facile e vorrei proprio provare a farla. Mi devo procurare delle rose essiccate al più presto. W l’Araba che è la maestra delle ricette furbe e garantite 🙂
A presto
Per me l’acqua di rose è sempre stata particolarmente evocativa, e ora che ho scoperto che è così’ semplice farla vorrei anche provarla in altre ricette. L’Araba ha fatto scuola, altrochè! 😉
A presto!
È sempre un piacere leggere te e le tue ricette.E le foto sono uno splendido racconto a colori, mi rilassano. Grazie.
Ma grazie!! Commenti come il tuo mi incoraggiano molto e mi spingono a migliorare…davvero, grazie di cuore!
Alice
Ho mangiato una volta questi quadrotti, in un ristorante di Roma che fa solo menù di cous cous! Farli in casa deve dare molta soddisfazione e il profumo di rosa inebria… è arrivato fin qui! 🙂 Mi piace giocare con cucine di altri paesi, è un modo per sentirli vicini e viaggiare anche senza valigia…
Farli è stato facilissimo…quasi quanto mangiarli! 🙂 Mi sono piaciuti molto, anche se per paura non ho abbondato con l’acqua di rose…la prossima volta sarò più coraggiosa! 🙂
ho avuto la fortuna di mangiarli sia in turchia che in tunisia ed era stato amore! mai avevo pensato di poterli rifare e invece… eccoti arrivare con quetsa ricetta! grazie per esserti fatta ispirare e contagiare dall’araba 😉