Quando mi sono imbattuta in questo libro (La cucina del buon gusto) non mi illudevo di avere tra le mani un trattato sociologico sull’arte culinaria e la condivisione del cibo, ma immaginavo comunque di potervi trovare qualche riflessione originale su cucina e convivialità. Mi sbagliavo.
Scritto a quattro mani da una nota autrice di romanzi (la Agnello Hornby) e da una insegnante di cucina (la Lazzati), il libro alterna ricordi ed episodi della vita di entrambe, per terminare con una sezione di ricette e suggerimenti per la cucina.
Gli aneddoti mi sembrano quasi tutti insipidi e annacquati, raccontati senza cuore, sebbene si faccia grande mostra di avercelo messo. Le riflessioni sul modo di stare a tavole e condividere il cibo fatte dalla Hornby (della quale non ho letto niente, ma che non mi sembra brillare per capacità letterarie) sono un po’ banalotte, scontate. Si salva giusto qualche episodio, come quello – piuttosto divertente – in cui una giovane sposina giapponese al suo primo viaggio in Occidente fa un botto svenuta sul pavimento alla vista di un cucchiaione che viene inserito nel didietro di un pollo per prenderne il succulento ripieno. Ma questo è tutto.
Quando scrive la Lazzati va ancora peggio. I suoi interventi danno la tipica sensazione dello studente che allunga il brodo perché non sa cosa scrivere e infila quindi una serie di banalità, ripetizioni e luoghi comuni da far innervosire il più ben disposto dei lettori.
Entrambe le autrici provengono da famiglia agiate (o vi sono approdate) e le loro esperienze, i ricordi, le suggestioni sembrano generalmente freddi, superficiali, tipici di chi ha avuto camerieri e personale di servizio e attribuisce grande importanza alla forma esteriore; insomma, emerge spesso quello spirito un po’ bon ton alto-borghese che fa subito antipatia.
Rimangono i suggerimenti culinari condensati nella parte finale, dai quali si potrà forse trarre qualcosa. Ve lo saprò dire, quando deciderò di provare qualcuna delle ricette proposte. Nell’attesa, vi suggerisco di leggere altro.
LA CUCINA DEL BUON GUSTO
Autore: Simonetta Agnello Hornby, Maria Rosario Lazzati
Editore: Feltrinelli
Anno: 2012
Pagine: 281
Prezzo: 8,50 euro.
Una stroncatura in piena regola 😉
Ehm, non sono stata molto diplomatica, no… 🙂
Ma sai quando ti chiedi: “ma c’era proprio bisogno di sciverlo questo libro?!”. Ce ne sono già così tanti di libri insulsi, in giro…
Ma non sono sempre così acida! 😉
Non avevo cmq intenzione di comprarlo.
A presto cara!
Luna
Brava! 😉
Buona domenica!
Eheheh.. la cucina è una cosa importante!
Cara non sei ancora passata nel mio ultimo post?
Dai che ti aspetto!
😉
L’ha ribloggato su The law of news 2.
perfetto! un libro da evitare in libreria 😉
Secondo me sì! Poi per carità, è soggettivo…a qualcuno sarà anche piaciuto! 😉
sì sì tutto può essere…ma mi fido! 😉
ciao
non ho mai letto questo libro ne conosco le autrici ma già dalla copertina non stuzzica la voglia di acquistarlo e con la tua recensione penso proprio lo terrò in fondo alla mia lista di libri! baci
Come ho detto a Rossina, la mia è un’opinione puramente personale, non si può mai dire cosa ne penseresti tu. Ma per chi ama davvero la cucina credo ci sia di meglio! 🙂
Buona giornata!
ciao
hai ragione, anche io parto sempre dal presupposto dell’opinione personale che ripeto anche io nelle mie recensioni ma i blog servono proprio per questo: stuzzicare la cuorisità o dare la possibilità di poter stilare una lista in cui dare delle priorità!!!
Mi trovi pienamente d’accordo! Questo libro mi è stato regalato e, visto il titolo promettente, pensavo che mi avrebbe fatto impazzire. Delusione. A parte che pensavo che l’autrice avesse migliore proprietà di linguaggio, vista la quantità di libri prodotta, ma lo trovata banale, e mi ha dato anche l’impressione di ostentare la sua condizione economica agiata.
Mi fa piacere che la pensi come me! A volte ho pensato di essere stata troppo esigente…e invece forse le mie impressioni erano motivate.
E poi, hai ragione, anche io ho notato un certo compiacimento nel ribadire le proprie origini elitarie, sia dal punto di vita economico che culturale, e non mi è piaciuto affatto.