Galaktoboureko – Torta greca con pasta fillo e crema di semolino
Negli ultimi tempi noto in me un timido risveglio dell’interesse per la cultura classica. Quella cultura che ho tanto amato al liceo, tanto da scegliere di studiare archeologia, e della quale proprio all’università ho perso le tracce, scontrandomi con una facoltà molto diversa da quel che mi aspettavo. Ma per fortuna ci sono cose che rimangono dentro anche a distanza di decenni: versi di poesie, sensazioni inspiegabili, immagini, miti. Magari in maniera vaga e indistinta, ma il fascino della Grecia antica riemerge quando meno te lo aspetti, immutato e immutabile, ancestrale e potente, mondo simbolico difficile da ignorare per chi lo ha sentito al meno una volta nel profondo.
A differenza di quando ero al liceo, adesso la suggestione passa anche attraverso il cibo. Sarà per questo che ultimamente ho provato diverse ricette di ispirazione ellenica, come questo dolce dal nome rivelatore: galaktoboureko (da gala: latte e bourek: torta). Il cuore è costituito da una crema a base di latte e semolino. L’involucro da tanti sottili strati di pasta fillo inframmezzati da burro fuso. E infine, uno sciroppo di zucchero e limone ad imbibere la torta una volta sfornata, così da renderla ancora più cremosa. Un dolce non leggero ma che a me è piaciuto moltissimo. Tra le tante che si trovano in rete, ho scelto di seguire la ricetta di Edda del blog Un dèjuner de soleil, che trovo sempre molto affidabile.
Galaktoboureko – Torta greca con pasta fillo e crema di semolino
1confezione di pasta fillo da 450 g circa (12 fogli di almeno 28 x 38 cm
120gdi burro fuso tiepido
1litro e 300 ml di latte fresco intero
190gdi zucchero semolato
90gdi semolino
20gdi fecola di patate o amido di maiso farina, al limite
2uova
4tuorli
un po’ cannella in polvere
un pizzico di noce moscata
per lo sciroppo
250gdi zucchero semolato
200mldi acqua
scorza di 1 limone non trattato
Instructions
Iniziate dalla crema. Montata con uno sbattitore elettrico, le uova, i tuorli, lo zucchero, il semolino e l’amido di mais setacciato per almeno 7-8 minuti, fino a che il composto non è chiaro e spumoso.
Nel frattempo portate quasi ad ebollizione il latte con la cannella e la noce moscata.
Versate il latte nella montata di uova a più riprese, aiutandovi con un mestolo e amalgamando delicatamente con una spatola. Una volta che avrete unito tutto il latte, versate il composto in una pentola capiente e fate cuocere a fiamma dolce, come una normale crema pasticciera. Mescolate continuamente con un mestolo di legno per evitare che si attacchi alla base della pentola.
Quando si sarà ben addensata (ci vorranno circa 15 minuti) copritela con pellicola a contatto e fate intiepidire.
Imburrate una pirofila delle dimensioni di 22 x 30 cm circa. Stendete la pasta fillo sul piano di lavoro. Spennellate il primo foglio con il burro fuso e spostatelo delicatamente accanto a voi. Imburrate i secondo foglio e ponetelo sopra al primo. Procedete così fino ad avere 6 fogli sovrapposti. non imburrate l’ultimo. Sempre maneggiando i fogli delicatamente, rivestitevi la pirofila, lasciando che fuoriescano di almeno 3-4 cm per lato.
Procedete con gli altri fogli di pasta fillo, soprapponendoli uno all’altro. Quando avete finito, rifilateli con un coltello affilato, in modo da avere un rettangolo della stessa dimensione della pirofila.
Versate la crema al semolino nel guscio di pasta fillo, poi coprite con il secondo strato di pasta fillo, richiudendovi sopra i lembi di quella sottostante.
Con un coltello affilato, incidete la superficie della torta (indicativamente, dovreste tagliare i primi due fogli di pasta, senza arrivare più in basso), in modo da ricavare dei rettangoli.
Infornate a 180°C per 25 minuti circa.
Nel frattempo, preparate lo sciroppo. Portate a bollore in un pentolino lo zucchero, l’acqua e la scorza di limone tagliate in 3 o 4 grandi strisce. Quando lo zucchero si sarà completamente sciolto, spegnete il fuoco e fate intiepidire.
Sfornate il galaktoboureko e tagliatelo in rettangoli, seguendo le incisioni fatte prima della cottura. Aspettate qualche minuto, poi iniziate a versarvi sopra lo sciroppo a poco a poco, con un cucchiaio, facendolo assorbire bene.
Aspettate almeno 3 ore prima di consumarla.
Notes
la mia pirofila era un po’ più piccola delle dosi indicate e per questo il mio galaktoboureko è venuto leggermente più alto di come dovrebbe essere.
E ci piacciono anche le foto “greche”! E comunque è vero. Credo che tutti “noi” abbiamo più o meno preso le distanze da quella montagna di nozioni costruita in tanti anni. Per cominciare a salirci sopra, e scoprire cha da lassù si vedono un sacco di altre cose fighe.
E I colori della Grecia li troviamo anche nella stoffa che hai scelto e non é un caso. Chissà perché con caldo che fa nei paesi caldi hanno sempre dei dolci molto carichi. A me piacciono (dubbi?) e comincio la giornata con questa reminiscenza di studi e assonanza di sapori
Eh sì, Alice… mi hai riportato in Grecia, nel suo blu, nei suoi sapori, nel suo bianco su cui splendono i colori! Una settimana la scorsa estate non è bastata per saziare la fame… servirebbero più tempo e più calma (e più soste) per assaggiare tutto, luoghi, mare, cibo, paesaggi, suggestioni, tradizioni, atmosfere! Meno male che alcune ricette ci danno almeno l’idea che sia possibile… questi sono bocconi concreti, passami vari quadrotti! 🙂
[…] ho voglia di Grecia lo dico da aprile, almeno. Prima c’è stato il galaktoboureko, poi i grissini alla tahina. E poi, ancora, i fagottini di pasta fillo ripieni di crema di […]
[…] uno sull’altro, inframmezzandoli con poco burro fuso o olio. Di recente l’ho usata per il galaktoboureko, un dolce greco farcito con crema di semolino, ma forse mi piace ancora di più nelle ricette […]
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Che dolce inusuale… non riesco ad immaginarne bene il sapore ma tu sei una garanzia a prescindere
E ci piacciono anche le foto “greche”! E comunque è vero. Credo che tutti “noi” abbiamo più o meno preso le distanze da quella montagna di nozioni costruita in tanti anni. Per cominciare a salirci sopra, e scoprire cha da lassù si vedono un sacco di altre cose fighe.
E I colori della Grecia li troviamo anche nella stoffa che hai scelto e non é un caso. Chissà perché con caldo che fa nei paesi caldi hanno sempre dei dolci molto carichi. A me piacciono (dubbi?) e comincio la giornata con questa reminiscenza di studi e assonanza di sapori
Eh sì, Alice… mi hai riportato in Grecia, nel suo blu, nei suoi sapori, nel suo bianco su cui splendono i colori! Una settimana la scorsa estate non è bastata per saziare la fame… servirebbero più tempo e più calma (e più soste) per assaggiare tutto, luoghi, mare, cibo, paesaggi, suggestioni, tradizioni, atmosfere! Meno male che alcune ricette ci danno almeno l’idea che sia possibile… questi sono bocconi concreti, passami vari quadrotti! 🙂
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