Qui l’orgoglio subisce un duro colpo. Perché nella Toscana dei mille campanili, dove da un paesino all’altro cambiano i modi di chiamare uno stesso piatto, cambiano accenti, proverbi, ingredienti, aromi e cotture, una delle ricette più care della mia infanzia, toscana non è. Chiusi, il mio paese, è così vicino all’Umbria da esserne contaminato in tanti modi, ma io ho sempre tenuto alla mia toscanità, anczi, forse ancor di più proprio in conseguenza di questa vicinanza. Ma quando sono andata a cercare qualche notizia su questa torta, non c’è stata possibilità di appello: è una ricetta umbra, semmai con qualche derivazione-contaminazione marchigiana. E a dire il vero, anche il nome è diverso. Noi la chiamiamo ciaccia di Pasqua, mentre per il resto del mondo è torta di Pasqua, o addirittura pizza.
Torta di Pasqua o Ciaccia di Pasqua?
Ciaccia è una delle parole più belle del mondo. A Siena è ciaccino, a Firenze schiacciata, ciaccia si dice solo a Chiusi e in qualche comune limitrofo, e indica quello che in italiano sarebbe la focaccia. Ciaccia è infantile, pieno, una parola infarinata che unge le dita, che profuma di caldo, che lascia briciole sul maglione. Ciaccia è quella che mi comprava la zia Silvana a quattro anni, quella che portavo a scuola per colazione, quella che mangiavamo all’una di notte prima di rientrare a casa, e non c’era cosa più buona. Ciaccia sono gli amici di infanzia che restano per la vita, ciaccia è casa, per quanto ridicola possa suonare.
Noi chiamiamo ciaccia anche la ricetta che vi racconto oggi, una sorta di pane ricco, una torta al formaggio lievitata, con tante uova e abbondante pepe, che si mangia per Pasqua. In questo periodo, sui banconi dei forni è tutto un torreggiare di ciacce dall’impasto giallo e ricco, morbide, profumate, irresistibili. Come per tutte le cose, io la amo mangiata da sola, perché è molto ricca e condita, ma la tradizione la vorrebbe consumata la mattina di Pasqua, per colazione, accompagnata con degli affettati, primo tra tutti il capocollo. Credo che la ricetta originale preveda anche dello strutto, ma io non l’ho mai messo. La mia ricetta è quella di una vecchia zia che oggi non c’è più, e che non poteva regalarmi lascito più prezioso.
700circa g di farinaper me metà di Manitoba e metà 0
5uova
125gdi olio extravergine di oliva
250mldi latte
25gdi lievito di birra fresco
200gdi emmental a dadini
150gdi pecorino romano grattugiato
150gdi parmigiano grattugiato
1cucchiaino raso di sale
1cucchiaino raso di pepe
Instructions
Intiepidite appena il latte, scioglietevi il lievito di birra e fatelo attivare per 10 minuti.
Mettete la farina in una ciotola capiente, fatevi un incavo e versatevi il latte con il lievito. Impastate brevemente con una forchetta, fino a che il latte non sarà assorbito e coprite questo preimpasto con un po’ della farina presa dai bordi della fontana. In pratica la parte impastata con il latte deve essere coperta. Mettete nel forno spento per 40 minuti circa.
In una terrina, sbattete insieme le uova, i formaggi grattugiati, il pepe e l’olio, nel quale avrete disciolto il sale.
Riprendete l’impasto di farina, vedrete che in superficie si sono formate delle crepe: è il lievito che sta già lavorando.
Versate nella ciotola il mix di uova e iniziate ad impastare, prima con una forchetta, poi a mano, sulla spianatoia, per almeno 10-15 minuti (potete anche usare l’impastatrice, con l’attacco a gancio e a velocità medio bassa).
A questo punto dovete regolarvi con la quantità di farina. L’impasto non deve appiccicarsi alle mani ma nemmeno essere troppo asciutto. Solo alla fine, unite l’emmental.
Ungete uno stampo in alluminio di forma tronco conica e disponetevi l’impasto (in realtà per questa dose io uso uno stampo di queste misure: h 12 cm, base 16 cm, apertura 21 cm più uno stampo da plumcake da circa 1 litro, perché l’impasto è davvero molto).
Mettete lo stampo nel forno spento, coperto con un canovaccio pulito e fate lievitare per 2-3 ore circa, fino al raddoppio).
Trascorso questo tempo, togliete lo stampo dal forno, accendetelo e portatelo a 180°C (statico). Quando è a temperatura, infornate la torta a cuocete per 55 minuti circa. Se usate uno stampo più piccolo, abbassate i tempi di cottura fino a 40-45 minuti.
Ma pensa Alice! Ho anche io questa ricetta (presa da mia madre cui non ricordo chi l’abbia passata) e l’ho anche fatta diverse volte perché mi piace un sacco e non sapevo nè fosse Toscana né il nome che mi piace tantissimo. Poi con i ricordi che le stanno appiccicati addosso questa torta di Pasqua è speciale. Buona settimana cara Alice!
…per me invece è una ricetta rubata. Parla di grifi fontane e salite col vento ghiaccio in faccia. Ma quando da un posto porti via una ricetta, allora resta tuo per sempre!
le ricette della tradizione sono le ricette di famiglia, da qualsiasi luogo esse provengano. Da parenti, da ricordi, da amicizie, rimarranno per sempre le nostre ricette del cuore. Non ho mai assaggiato questa torta, ma comunque venga chiamata fa pensare alla primavera, a pic nic sul prato, a cieli azzurri e tante risate allegre
Ci sono ricette che sanno di casa, anche se le fai a chilometri di distanza…questa mi ricorda propri l’infanzia e la famiglia… Gli voglio troppo bene 🙂
Certi sapori odori e momenti passati rimangono indelebili nella nostra memoria che rimane colpita da questi belli o brutti che siano e sono un bagaglio comunque positivo per noi. Ho sentito la parola “ciaccia” tanti anni fa quando sono passata dalle tue parti ospite di amici ma per ragioni di lavoro.
Preso nota e buona serata,
E’ vero Edvige, incredibile quante emozioni possa veicolare il cibo. Anche per questo mi affascina tanto, e non solo perché sono una golosona 😀
Grazie e un abbraccio.
Io la chiamo “pizza col formaggio”, perchè mia madre la chiama così e da allora l’ha ribattezzata, ahaha! E quanto mi piace… molto più dello colomba, questa volta dico sì alla tradizione pasquale salata! Farla in casa è un po’ la sfida delle sfide, come vale per il panettone… 🙂 Brava, ha un aspetto molto invitante e ho già la corallina in frigo da giorni, pensa te… ho iniziato in anticipo a banchettare! 😀
SUL mONTE aMIATA E PAESI LIMITROFI SI CHIAMA SCHIACCIA,PERCHè SI SCHIACCIANO LE UOVA, E SI FA CON LA RICOTTA.VINO BIANCO,LIQUORE ALLA MENTA,BUCCIA ARANCIA ELIMONE,ANACI,TANTE UOVA…….,poi si fa an che la versione salata
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Ma pensa Alice! Ho anche io questa ricetta (presa da mia madre cui non ricordo chi l’abbia passata) e l’ho anche fatta diverse volte perché mi piace un sacco e non sapevo nè fosse Toscana né il nome che mi piace tantissimo. Poi con i ricordi che le stanno appiccicati addosso questa torta di Pasqua è speciale. Buona settimana cara Alice!
Ma che bello! Queste cose ci legano ancora di più, anche se a distanza 🙂
…per me invece è una ricetta rubata. Parla di grifi fontane e salite col vento ghiaccio in faccia. Ma quando da un posto porti via una ricetta, allora resta tuo per sempre!
Che bella cosa che hai detto! 🙂
le ricette della tradizione sono le ricette di famiglia, da qualsiasi luogo esse provengano. Da parenti, da ricordi, da amicizie, rimarranno per sempre le nostre ricette del cuore. Non ho mai assaggiato questa torta, ma comunque venga chiamata fa pensare alla primavera, a pic nic sul prato, a cieli azzurri e tante risate allegre
Ci sono ricette che sanno di casa, anche se le fai a chilometri di distanza…questa mi ricorda propri l’infanzia e la famiglia… Gli voglio troppo bene 🙂
Certi sapori odori e momenti passati rimangono indelebili nella nostra memoria che rimane colpita da questi belli o brutti che siano e sono un bagaglio comunque positivo per noi. Ho sentito la parola “ciaccia” tanti anni fa quando sono passata dalle tue parti ospite di amici ma per ragioni di lavoro.
Preso nota e buona serata,
E’ vero Edvige, incredibile quante emozioni possa veicolare il cibo. Anche per questo mi affascina tanto, e non solo perché sono una golosona 😀
Grazie e un abbraccio.
Io la chiamo “pizza col formaggio”, perchè mia madre la chiama così e da allora l’ha ribattezzata, ahaha! E quanto mi piace… molto più dello colomba, questa volta dico sì alla tradizione pasquale salata! Farla in casa è un po’ la sfida delle sfide, come vale per il panettone… 🙂 Brava, ha un aspetto molto invitante e ho già la corallina in frigo da giorni, pensa te… ho iniziato in anticipo a banchettare! 😀
Anche per me è uno dei pochi casi in cui salato batte dolce…certo per merito di tutto quel formaggio 😀
Questa ricetta emana un calore da “famiglia riunita” che, da solo fa venir voglia di assaggiarla!
Hai centrato il punto…per me è proprio la ricetta che sa di casa 🙂
[…] Torta di Pasqua…o ciaccia di Pasqua […]
SUL mONTE aMIATA E PAESI LIMITROFI SI CHIAMA SCHIACCIA,PERCHè SI SCHIACCIANO LE UOVA, E SI FA CON LA RICOTTA.VINO BIANCO,LIQUORE ALLA MENTA,BUCCIA ARANCIA ELIMONE,ANACI,TANTE UOVA…….,poi si fa an che la versione salata