Tutti conoscono i biscotti a fiore, ma con il nome canestrelli si intende una serie di prodotti da forno diversissimi tra loro, che creano una gran confusione in chi si metta in testa di fare una ricerca.
Ci sono le cialde delle valli alpine, istoriate con disegni a rilievo, che sono diverse dalle cialde biellesi, accoppiate e farcite con cioccolato e nocciole. Ci sono i canestrelli di Taggia, che a vederli sembrano taralli e infatti sono salati e impastati con olio d’oliva. Ci sono i canestrelli novesi, ciambelline dolci fatte con olio d’oliva e vino bianco.
E poi ci sono i “nostri” canestrelli. Quelli a forma di fiore e spolverati di zucchero a velo, gli unici canestrelli dell’immaginario collettivo e che però, perché le cose non sono mai semplici, dovremmo chiamare con un altro nome. I nostri, infatti, sono i canestrelletti di Torriglia, nell’entroterra genovese, riconosciuti come Prodotto Agroalimentare Tradizionale e che in realtà dovrebbero avere 10 cm di diametro, quindi ben più grandi di quelli cui ci ha abituati la moderna industria alimentare.
Biscotti con questa forma sono attestati nel genovesato già nel 1200 col nome di ruette (rotelle) per via della loro forma, considerati simbolo di abbondanza, tanto che sono effigiati anche nei primi genovini d’ora, battuti intorno alla metà del secolo. Tutto intorno alla porta di un castello, che occupa la parte centrale dalla moneta, infatti, si trovano sette “fiorellini” a sei o a cinque petali, che rappresenterebbero proprio le ruette.
Sono chiamati per la prima volta canestrelli – per quanto ne sappiamo – solo nel 1576, in un documento che denuncia il furto ai danni di un povero conducente di muli, derubato tra le altre cose di un “cavagno (paniere) di canestrelli”. E questo ci dà anche un’ipotesi sul perché di questo nome: forse perché erano disposti in canestri per farli raffreddare e poi trasportarli. Ma c’è anche chi pensa che derivi dall’utensile usato per formarli.
Al di là del nome, quel che ci interessa è il momento in cui i canestrelli iniziano ad essere venduti al grande pubblico, e con la ricetta che conosciamo noi. Avviene nel 1829, nel primo bar-caffè di Torriglia, che offriva ai suoi ospiti questi friabilissimi biscotti a fiore, spolverati di zucchero a velo e – immagino – accompagnati da un buon bicchierino di vino liquoroso.
Ho pensato di apportare una piccola variante ai canestrelli e invece di aromatizzarli alla vaniglia ho usato i miei amati fiori di sambuco, che in questo periodo si trovano in grande abbondanza.
In pratica, ho aromatizzato con i fiori una parte del burro che poi ho usato per i biscotti, con il procedimento che è descritto nella ricetta. Se utilizzate le dosi indicate, il sapore sarà piuttosto lieve e soprattutto si sentirà soltanto se fate una cottura ottimale: quella che mantiene i biscotti chiarissimi, quasi bianchi, senza farli minimamente dorare. Se volete un sapore più persistente potete aromatizzare tutto il burro che userete, e non solo una parte. Io ho pensato di procedere così perché temevo che il burro potesse non essere più sufficientemente plastico se fuso e fato risolidificare due volte, ma col senno di poi non credo che creerebbe problemi.
In genere sto molto attenta a fare dosi che posso consumare il breve tempo, non so cosa mi sia preso stavolta. Non credevo che ne venissero così tanti. Ma, a dire il vero, il tempo che richiedono per essere finiti è davvero poco. Pochissimo. Quindi vi prego, vi scongiuro, fatene una dose ridotta. O comunque, non incolpate me.
Ecco, in tutto ciò stavo per dimenticarmi di dire che questa ricetta non capita a caso ma è in onore del Calendario del Cibo Italiano, che festeggia oggi proprio i canestrelli!
Fonti:
Che bella questa idea di aromatizzare il burro con i fiori di sambuco. Userò il procedimento per altre preparazioni perché non l’avevo mai fatto ed è davvero una bella dritta.
Sul resto che devo dirti: le foto sono meravigliose, i biscotti assolutamente perfetti (ma è il tuo cavallo di battaglia) e quel macinino simpatico da morire!
Bravissima Alice, un bacione.
Grazie Patty, il sapore è lieve ma si sente 🙂
Il macinino è il regalo di un amico, apparteneva alla sua mamma…ci sono molto affezionata!
Un abbraccio!
Che buoni questi canestrelli profumatissimi… e che foto meravigliose! Da provare questa versione ricca al più presto! A presto LA
Grazie!
Che idea aromatizzarli con i fiori di sambuco…ne immagino il profumo!
Amo la storia delle ricette, perderei ore e ore a cercare e ricercare notizie e questa del canestrello è davvero intricata ed affascinante!
Un abbraccio
monica
Anche a me piace molto la storia di quel che mangiamo…ma è così difficile risalire alla vera origine delle ricette!
Grazie e un abbraccio.
Ne sento già la delicatezza! Belli e buoni 🙂
Grazie! 🙂
Nobel per la Pace ai biscottifici di Torriglia!
Ahahah!!
Questi biscottini a fiore sono “uno tira l’altro”
Purtroppo è vero!!!
[…] via Canestrelli con burro ai fiori di sambuco — Panelibrienuvole […]
Quando passo da qui mi sembra di entrare nel mondo incantato di una fiaba. Sono bellissimi questi piccoli e golosi fiorellini.
Ma grazie, che bella cosa che hai detto! 🙂
Che bellezza questi fiori splendidamente messi in evidenza delle tue bellissime foto e valorizzati dai fior di Sambuco (delizia).
E grazie anche per tutta la parte di approfondimento che sai io apprezzo 🙂
Grazie a te, Mile! 🙂
Il sambuco non è molto diffuso da noi. Però recentemente ho assaggiato una caramella al sambuco e l’ho trovato delizioso! Non oso immaginare il sapore di questi canestrelli.
Fabio, da quando l’ho scoperto tendo a metterlo dappertutto…mi piace tantissimo!
Molto graziosi questi canestrelli e sicuramente buonissimi 😛
Grazie Camilla 😀
Brava! Fai le ricette col sambuco che poi io copio e imparo!
Ahahah!! Sono sempre pronta a infilarlo in qualche dolce!
Eccomi a commentare anche questi biscotti, perchè sono deliziosi e mi piace tutto… la foto, il set con oggetto vintage, l’uso dei fiori, la forma! A Roma il sambuco non lo trovo e non saprei neanche riconoscerlo tra gli alberi, cioè non rischierei… per questo ogni ricetta che vedo mi appare un sogno e aumenta così la mia voglia di assaggiare… 🙂
Allora devi rimediare in qualche modo perché ha davvero un sapore speciale… Se fossimo più vicine potrei portartene un po’… 🙂