Anche quest’anno non mi sono fatta sfuggire l’occasione: Taste 2017 ha portato a Firenze quasi 400 produttori di bontà artigianali da tutta Italia e io sono accorsa.
Impossibile conoscerli tutti, ma piano piano sto allargando il mio raggio di azione e quest’anno ho fatto qualche nuova scoperta. Oltre che apprezzato le novità delle aziende che conoscevo già.
Ecco le mie preferite.
Proprietari di una piccola azienda nel grossetano che quest’anno festeggia i 60 anni di attività, Angela e Simone sono i pluripremiati ambasciatori del Pecorino Toscano nel mondo. Alla strepitosa Riserva del Fondatore (forme da 18 kg a lunga stagionatura e affinamento in grotta) e ad una linea di prodotti ricchissima, si aggiunge ora il Cacio di Caterina: il nome ricorda la bisnonna di Angela e vuole essere un omaggio alle donne di una volta, perché erano le donne a fare il formaggio davanti al focolare “a vegliatura”, con il latte appena munto e ancora fragrante. Ma per associazione di idee si pensa subito anche a Caterina de’ Medici, una delle prima estimatrici del cacio marzolino e promoter della cucina toscana nel mondo.
“Noi produciamo il cioccolato. Senza fretta, senza trucchi, senza compromessi”. Sarebbe bastata la filosofia a conquistarmi. Poi ho assaggiato il Giuinott (gianduiotto) e non c’è stato più per nessuno.
Il metodo naturale Guido Castagna richiede almeno 12 mesi prima che il cioccolato sia pronto, perché le fave di cacao sono tostate a bassa temperatura, il cioccolato non è trattato con sali ma viene lasciato maturare naturalmente per 6 mesi e la lavorazione è totalmente artigianale. Ai due capi della linea di produzione ci sono le fave di cacao acquistate in cooperative certificate (senza sfruttamento per l’uomo e per l’ambiente) e il packaging made in Italy e con materiali riciclati.
Mea culpa mea culpa, perché non lo conoscevo.
Credo sia unico al mondo, un riso coltivato al 100% all’interno di una riserva naturale, dove il terreno è naturalmente fertile (sono sufficienti le sostanze organiche, senza alcun bisogno di fertilizzanti industriali) e l’acqua di irrigazione viene esclusivamente dalle sorgenti di 44 fontanili all’interno della riserva. Siamo nella Valle del Ticino e la Riserva Naturale San Massimo è la culla in cui nasce il Riso Carnaroli Superfino: un Carnaroli autentico, perché molti risi che riportano questa denominazione in realtà sono varietà simili ma succedanee. Provate a indovinare quale sarà una delle prossime ricette…
Buffo nome, no? Questo era l’incitamento che il gelataio di Castiglioncello (LI) dava alla ciuchina che trainava il suo carretto. Siamo negli anni Venti tutto era diverso. Nel 1984, Toni ha recuperato l’antica ricetta di quel gelataio e si è ispirato a lui per il nome dei suoi prodotti.
Dai dai oggi produce tanti tipi di gelato, ma il più famoso resta il Bocconcino alla panna ricoperto di cioccolato fondente. Ai tanti gusti creati nel tempo (pinoli, lampone, menta, clementine…) oggi si aggiunge quello all’aloe a km zero. Non storcete il naso. Grazie all’aloe gelificata, inodore e insapore, ma con molte proprietà benefiche, è stata diminuita la quantità di panna e di zucchero, così da avere un bocconcino adatto anche a chi è attento alla linea o soffre di diabete.
Dalle alte colline del Mugello, tutta la bontà del latte fresco vaccino finisce nei formaggi del Palagiaccio, storica fattoria i cui prodotti ho usato in diverse ricette. E altre ne verranno, visto che tra poco si apre la terza edizione del contest Latti da mangiare. Nel frattempo, mi sono fatta un ripasso dei loro formaggi (è difficile scegliere quello che preferisco!) e ho provato il nuovissimo Galapesto, un Galaverna (formaggio vaccino a crosta fiorita) al quale è stato aggiunto del pesto alla genovese, anch’esso prodotto al Palagiaccio. Un’azienda da seguire, perché ha in sempre in serbo qualche novità.
Possibile che gli anni scorsi mi sia sfuggita la piramide di coloratissime faldacchee che fa da richiamo per golosi e curiosi di ogni età?! Mah. Sta di fatto che ho scoperto un nuovo dolce tradizionale, e quindi sono felice.
La faldacchea nasce all’inizio del Novecento in un convento delle Murge e diventa ben presto il dolcetto tipico da offrire agli invitati ai matrimoni: morbidissima pasta di mandorle ricoperta di cioccolato e con un cuore di farcitura sempre diverso. Un dolce che attira immediatamente l’occhio e sorprende il palato con la dolcezza e la morbidezza inattesa, dovuta al fatto che le mandorle sono cotte sul fuoco e non in forno. La versione tradizionale, al centro, ha un’amarena ed è rivestita di glassa di zucchero.
Questa invece me la ricordavo bene. Un ottimo cioccolato biologico quello della Fonderia del cacao, di recente nascita a due passi da casa, nel comune di Calenzano (FI). Quest’anno si presentano con una grande novità: una ricchissima linea vegan, che piacerà anche a chi vegan non è.
Creme spalmabili a base di olio d’oliva e tavolette a base di soia con un gusto delicato e gradevole, mai troppo dolce nè dal sapore di soia troppo marcato. Senza lattosio e senza proteine del latte (distinzione non di poco conto per chi soffre di intolleranze) le tavolette sono arricchite da superfood come bacche di goji, frutti rossi, semi di lino, di canapa e di chia. Nuovissime anche la tavoletta morbida e la spalmabile “tanto cacao zero nocciola”, così si accontenta anche chi ha intolleranze da frutta a guscio.
Anche loro sono una vecchia conoscenza, mi avevano conquistata già due anni fa con i loro deliziosi predessert, bocconcini allo zafferano e cipolle di Tropea o al limone candito e pepe nero. Quest’anno ho scoperto le colombe: in una c’è lo zafferano di DOP di San Gimignano (Opera Waiting ha sede nella vicina Poggibonsi – SI), insieme a whisky e camomilla. La Colombamisù, invece, non ha bisogno di descrizioni, sono certa che saprete indovinare quale sapore avrà. La linea di lievitati si arricchisce sempre di più, ogni volta con una trovata originale.
Tra gli eventi di Fuori di Taste mi piace ricordare la cena ai Vivai Milano di Scandicci, dove ho potuto gustare i piatti di quattro famosi chef toscani (Andrea Perini, Stefano Frassineti, Edoardo Tilli e Cristian Borchi) che hanno interpretato gli ingredienti del territorio ispirandosi alla cucina giapponese e dando vita al Sushi nostrale.
Molto interessante anche la degustazione di spezie ad opera di CookoBio presso l’atelier Mimi Furaha di Borgo Albizi, con la collaborazione di Tutte le spezie del mondo (una meraviglia, non ‘è che da scegliere, tutte di ottima qualità) e i cocktail di Meme, anch’essi a base di spezie.
Infine, una dolce chiusura con il gelato del Bondi, tutto ispirato all’oro e assaggiato in una location d’elezione: il negozio-gioiello dell Richard Ginori vicino alla Stazione di Santa Marina Novella. Un gelato allo zafferano, decorato con foglia d’oro della fabbrica fiorentina Manetti e servito in una coppette Ginori con decorazione White Gold…tutto uno scintillìo! Il gelato era delizioso come sempre, ma l’ambientazione mi ha totalmente soggiogata. Se passate da quelle parti entrate nel negozio senza timori, anche solo per dare un’occhiata: ne sarete ammaliati.
.
AWWOW!!!
😀
Quante meraviglie…. Grazie per averle condivise con noi! Buona giornata!
Grazie per essere passata di qui!
I tartufi li avevo già adocchiati su fb ma credo che per chi ama cibo e cucina sia impossibile passare indenni attraverso questo mare di prelibatezze.
Esatto Viv!! Da far girare la testa, non sapevi dove voltarti…e il tempo è sempre troppo poco 🙂