Qualche anno fa, la banda dell’MTChallenge (quando io non ne facevo ancora parte) lanciò un tormentone natalizio che suonava così: #bastabiscotti.
Lo fecero per reazione alla più trita tradizione natalizia, per lanciare un libro che parlava di tutt’altro, per distinguersi dalla banalità di chi si apriva il blogghino e lo sostentava a suon di biscottini tutti cuoricini e stucchevolezze varie.
Perciò io mi sento sempre un po’ banale e fuori moda nel pubblicare biscotti, così ricorrenti su queste pagine. Ma abbiate pazienza, sono la mia passione e non ci posso rinunciare per niente al mondo! Ne ho a centinaia ancora da sperimentare, in paziente attesa del loro turno, scritti in una lista che continua ad allungarsi.
Quindi, rassegnatevi: continuo a sfornare biscotti di ogni tipo, sempre nuovi e diversi, spaziando per l’Europa e l’Italia, il medioevo e la contemporaneità, e ancora di più ora che Natale si avvicina.
E chi si annoia cambi pure canale, c’è tanto da esplorare sul web!
I biscotti di oggi si chiamano Kipferl, vengono dall’Austria e sono considerati i progenitori nientepopodimeno che dei croissant. La leggenda racconta che nel 1683 Vienna era assediata dagli Ottomani, in procinto di scavare dei tunnel sotto alle mura, riempirli di polvere da sparo e far saltare in aria le difese della città. Ma i fornai viennesi, gli unici svegli durante la notte, sentirono il rumore degli scavi, dettero l’allarme e salvarono la popolazione. Per festeggiare l’impresa, avrebbero quindi creato dei biscottini di pasta frolla a forma di mezzaluna, prendendosi la rivincita su quei Turchi che la mezzaluna l’avevano stampata sulle bandiere.
La storia è avvincente ma, come spesso accade, probabilmente è un’invenzione a posteriori. Già nel XII secolo, infatti, fonti della Germania meridionale citano i Gipfel (o Hörnchen, cornetti) e sembra che nel 1227 i fornai viennesi abbiano preparato Chipfen per l’arciduca Ferdinando, e a quei tempi la mezzaluna turca non doveva entrarci proprio nulla.
È invece interessante notare che, da Vienna, i Kipferl furono portati in Francia da un imprenditore espatriato, August Zang, che fondò una boulangerie a Parigi. I pasticceri francesi avrebbe imitato l’originale forma dei dolcetti di frolla, usando però della pasta lievitata: da qui il nome croissant, ossia crescente, che indica sia la lievitazione della pasta che la forma a mezzaluna, un crescente, per l’appunto.
Ma ho già parlato troppo, lascio la parola ai Kipferl, che si fanno in pochi minuti e sciolgono in bocca.
E le parole ve le toglieranno, garantito.
Fonti:
Io adoro i blog di dolci e biscottini. Anche se non ho mai tentato il mio desiderio segreto è saper fare i biscotti. Quindi #vaicolbiscotto!
Evviva!!! Ma…come non hai mai tentato? Non ci credo che non hai mai fatto dei biscotti, dai…
sono anche io nel trip dei biscotti di Natale, mi piace farli, sentire il loro profumo che si spande per la casa, mangiarli e regalarli 😀
ho fatto anche io i kipferl qualche giorno fa: che buoni!
Allora sono in buona compagnia! Per me non c’è cosa più bella! 😀
Viviana sarebbe capace di farli tutti uguali senza usare le formine!
Buonissimi, posso confermare!
Vero! 😀
Sembrano deliziosi in effetti! Ma quante storie interessanti dietro quella che può sembrare una semplice ricetta 🙂
E’ vero, ci sono sempre così tante cose da scoprire!! 🙂
Io ci sono cresciuta a questi biscotti !! Per un lungo periodo una delle mie zie li faceva sempre prima della mia partenza per Roma e sbarcavo a Fiumicino armata di vanilin kiflice che sarebbe il loro nome in serbo. Sono fra i pochi biscotti dove da noi le mandorle non vengono sostituite dalle noci, più accessibili e meno costose. Mi sa che mi ci metto anch’io a biscottar’…ho visto certe scatole di latta che mi viene voglia di comprarle tutte !! Belli ovviamente tono su tono, anche il golfino color nocciola…
Scatole di latta…un’altra passione in comune! Ma a pensarci bene non poteva essere diversamente 🙂
E la prossima volta voglio provare anche io ad usare solo mandorle. Grazie mille Marina!
Ma sai che proprio stamattina dicevo “ho proprio voglia di rifare i kipferl!” e guarda tu cosa pubblichi!
Ma daiii!! 😀
e’ sempre talmente bello e interessante leggerti che le tue parole non sono mai troppe! e i tuoi biscotti non sono mai abbastanza! 😛
Grazie cara Elena! 😀
Nei tuoi viaggi storici hai dimenticato Trieste che ha fatto parte dell’Impero Austro Ungarico: qui li chiamiamo curambiè/curabiè e si adopera solo farina di mandorle. Scusa l’intrusione.
Ma grazie, non lo sapevo mica! Una tappa in più per i kipferl! 😀
Li ho fatti per anni a Natale, con la ricetta che prevedeva solo mandorle. Li facevo per regalarli, insieme ad altri 10 tipi di biscotti, chili e chili che finivano in pacchetti deliziosi e pieni di nastri. L’unico problema è che questi finivo col tenermeli. Quando andavo a metterli nei pacchetti, ne toglievo sempre uno o due…perché mi dispiaceva non mangiarmeli. Tu mi dirai: potevi rifarteli tutti per te! Ed io ti rispondo: no, perché i biscotti li ho sempre e solo fatti per regalarli, per paura di farmici del male da sola.
Con questi non c’è mai stata storia: la parte più egoista di me ha sempre vinto la battaglia.
Sono meravigliosi nel gusto e belli nella loro forma così semplice. E mi piace tanto la tua idea di aggiungere farina di nocciole al composto.
PS. Fare i biscotti è meglio di una seduta di analisi!
Baci grandi.
Ahahah!!! Ti immagino che fai sacchettini e al momento di chiuderli rubi qualche biscotto 😀
Ma ti capisco perché anche io li faccio spesso per regalarmi e poi mi pento di averne dati via troppi…lacrime di coccodrillo, le mie!
E comunque è vero, i biscotti sono terapeutici. Farli, parlarne…e mangiarli! 😀
Baci grandi anche a te!
Sinceramente io non ci trovo nulla di banale, anzi mi piacciono molto i tuoi biscotti e i biscotti in generale. Non credo nelle ricette fatte per essere necessariamente alla moda, un blog racconta, condivide, indipendentemente dalla complessità o meno delle cose. Io assaggio volentieri!
Grazie cara Silvia! E allora ti offro un tè e dei Kipferl tutti per te 😀
Evviva i biscotti!
😀
😀