E figurati che pensavi di essere preciso. Di utilizzare i termini giusti, fare attenzione alle sfumature, non essere grossolano. E poi all’improvviso, come se niente fosse, ti si spalanca davanti agli occhi la rivelazione che in realtà sei approssimativo e usi le parole a casaccio.
Pochi giorni fa, per esempio, mi sono resa conto che “la cosa” che uso per cuocere i biscotti in forno e che ho sempre definito teglia, in realtà si chiama leccarda!! La teglia, semmai, è quella che si usa per l’arrosto.
Sono cavolate, direte voi. Ma per me mica tanto. Soprattutto perchè sono una rompina che trova gusto a puntualizzare sulle minime questioni (sì, immagino che sia una goduria avermi accanto). E quando sono io ad essere in difetto mi scoccia parecchio!
Così, nel bel mezzo di questa crisi di coscienza gastronomico-lessicale, mi sono resa conto che ci sono molti termini di cui non conosco il significato preciso, e che nel web o nei libri di cucina sono spesso impiegati con una certa disinvoltura per preparazioni anche molto diverse tra loro. E allora mi sono detta: perchè non inaugurare una nuova pagina che funga da dizionarietto gastronomico?! Un’iniziativa di poche pretese, per carità, giusto un piccolo glossario che possa essere utile a me stessa per capire e ricordare il significato di certi termini e, magari, possa servire anche a qualcun’altro in un momento di incertezza definitoria. E vista la ricetta di oggi, direi che non c’era occasione migliore per inaugurare il Glossario!
Tagliate le zucchine a rondelle sottili e fatele cuocere in padella a fuoco medio, coperte e con poco olio, fino a che non diventano tenere. Frullatele insieme allo yogurt e aggiustate di sale e pepe. Incorporate i tuorli, il parmigiano, l’amido di mais e il latte. Da ultimo aggiungete le chiare montate a neve. Dovrete ottenere un composto abbastanza denso ma liquido, che verserete in 4 stampini precedentemente imburrati.
Cuocete a 160° per 40 minuti. Fate raffreddare per qualche minuto ed estraete i flan dagli stampini aiutandovi con un coltello dalla punta tonda per staccare bene i bordi.
P.S.: per velocizzare la preparazione, non ho montato gli albumi ma li ho aggiunti insieme ai tuorli. Forse per questo, anche se in cottura il flan si era gonfiato ben bene, non appena l’ho tolto dal forno è “calato” un po’. Ciononostante era molto buono ed esteticamente presentabile. Valutate voi il rapporto costi-benefici in base al risultato che volete ottenere!
Alice, sei MITICA……..
…lo piglio come un complimento! 😉
Bellissima l’idea del glossario! Anche io a volte ho qualche problema con i nomi.
Per esempio a volte chiamo lavatrice la lavastoviglie… so benissimo cosa sono e che hanno funzioni totalmente diverse, ma quel “lava” iniziale mi tradisce e a volte dico una cosa per l’altra senza accorgermi. L’importante è non sbagliarsi mai con l’utilizzo, non penso che i panni lavati in lavastoviglie verrebbero bene, ahahhaah! ^__^
Be’, lavare i piatti nella lavatrice sarebbe sicuramente peggio! 😉
Ahahah verissimo!!!!
Come diceva Moretti in un film che amo, “Le parole sono importanti”… 🙂 E ogni oggetto in cucina ne ha uno, eh sì! Bello giocare con il lessico e imparare… 🙂
Lo yogurt nel flan? Mai usato, seguo il consiglio!
Il grande Nanni…! La ricetta originale prevedeva la stessa quantità di panna da cucina, ma siccome io ho una vera e porpria avversione per la panna, la sostituisco sempre qualcos’altro…e lo yogurt in genere dà buoni risultati!