C’è chi nel cassetto conserva sogni: il mio è pieno di ricette da fare. Un cassetto immaginario in cui racchiudere le più significative, che sia per la loro storia, per la laboriosità o per ragioni del tutto personali e affettive. Sono piatti che spesso richiedono tempo e impegno, piatti che mi affascinano, vere colonne portanti della mia cucina immaginaria. Non sono quelle ricette che uno si segna ogni giorni, distrattamente, salvandole tra gli screenshot o appuntandole sul telefono. Sono invece piatti simbolici, iconici, che prima o poi DEVO assolutamente fare, anche se tra l’idea e la realizzazione possono passare anni. I culurgiones sono uno di questi.
I culurgiones ogliastrini
Noti anche come culurgionis (e un’altra decina di nomi tutti simili, che variano da zona a zona), si tratta di una pasta ripiena sarda, tipica dell’Ogliastra, che nel 2015 ha ottenuto il riconoscimento IGP. Il ripieno classico è a base di patate, pecorino sardo fresco e menta, ma poi ogni regione ha le sue varianti e basta aprire Wikipedia per scoprire che sono davvero tanto quante i campanili. Anche la forma dei culurgiones è variabile, ma quella tradizionale – e più nota – è a forma di spiga di grano, ottenuta con un modo tutto speciale di chiudere la pasta intorno al ripieno.
Tradizionalmente venivano preparati il 2 novembre, in occasione della festa dei morti, ma sono anche ricollegati alla raccolta del grano – come testimonia la forma – culto che sin dall’antichità si lega al mondo dell’aldilà (basti pensare a Cerere e Proserpina).
Se la farcia a base di patate vi lascia perplessi, sappiate che non siete soli. Eppure è un ripieno niente affatto inusuale. Ricordo ancora la prima volta che sentii parlare dei tortelli mugellani, anch’essi farciti con patate lesse (molto ben insaporite): mi sembrò davvero strano e poco appetibile. Poi li assaggiai, e fu amore al primo morso, ma davvero: sono diventati uno dei miei piatti preferiti. Ecco, da allora sono molto più cauta nei miei giudizi prima di assaggiare e – soprattutto – ho capito che un ripieno di patate come quello dei culurgiones può essere celestiale.
La forma dei culurgiones
Quello che per molto tempo mi ha trattenuta dal cimentarmi con i culurgiones è la stessa ragione che mi li faceva desiderare aredentemente sulla mia tavola: la peculiarità della loro chiusura. A ben vedere, è quasi un ricamo, una cucitura morbida, ipnotica e affascinante che mi sembrava tanto difficile da ottenere. In realtà, è bastato guardare qualche tutorial ben fatto su YouTube (ho linkato quello più utile nel testo della ricetta), fare qualche prova e mi sono abbastanza avvicinata ai culurgiones originali, o almeno così mi pare. Come tutte le cose, basta prenderci un po’ la mano e poi vengono da sè. E anche se non vengono perfetti, pazienza, saranno ugualmente buoni.
Come condimento ho scelto il classico sugo di pomodoro, coronato da una generosa spolverata di pecorino sardo freschissimo (anche se quello che si trova sul Continente non sarà mai come quello acquistato in loco, lo so). Ovviamente è da prediligere il pomodoro fresco, ma poiché questa ricetta l’ho preparata ad aprile (così avete anche un’idea della gestazione delle ricette di questo blog), ho per forza di cose utilizzato dei pomodori pelati.
Mi raccomando, non lesinate la menta nel ripieno, perché è quello che – insieme al pecorino – rende così caratteristici i culurgiones. E fatene in abbondanza, perché si lasciano mangiare davvero bene 😉
Sbucciate l’aglio, dividetelo a metà e mettetelo in infusione nell’olio appena intiepidito per almeno un’ora.Lessate le patate con la buccia. Quando saranno abbastanza tenere da essere infilzate facilmente con una forchetta, scolatele, sbucciatele e passatele allo schiacciapatate. Mescolatele subito con i formaggi grattugiati, la menta e l’olio (eliminando l’aglio). Salate e amalgamate fino ad avere un composto omogeneo. Fate intiepidire, poi riponete in frigorifero per qualche ora, meglio se fino al giorno seguente.
per la pasta
In una ciotola, miscelate la farina, la semola e il sale. Versatevi l’acqua e l’olio e iniziate ad impastare, prima con una forchetta e poi con le mani, sulla spianatoia. Lavorate l’impasto per 5-6 minuti, poi avvolgetelo nella pellicola e fatelo riposare per 1 ora a temperatura ambiente.
per il condimento
Scaldate 4 cucchiai di olio in una padella capiente, con l’aglio sbucciato e diviso a metà. Versatevi la polpa di pomodoro, salate e fate cuocere per circa 30 minuti, premendo ogni tanto i pomodori con un mestolo per spezzettarli bene. Verso fine cottura, quando il sugo si sarà sufficientemente ritirato, unite qualche foglia di basilico.
per i culurgiones
Prelevate una piccola porzione di pasta e stendetela con la macchinetta o con il mattarello, non troppo sottile: dovrebbe essere spessa circa 1 mm (io mi sono fermata alla terzultima tacca della mia macchina per la pasta). Ritagliate tanti dischi del diametro di 6 cm e disponete al centro d iognuno una piccola porzione di impasto. Se volete fare un lavoro più pulito, potete usare una tasca da pasticciere.
Prendete il primo disco e piegatelo a mezzaluna, poi, tenendolo tra l’indice e il pollice della mano sinistra, chiudetelo con ladestra, formando la caratteristica saspighitta. Ho trovato molto utile questo video, che mostra come fare la chiusura.Procedete a chiudere tutti i dischetti allo stesso modo, poi prendete un altro pezzo di pasta (che nel frattempo avrete lasciato avvolta nella pellicola per non farla seccare), stendetela e continuate nella stessa maniera, fino ad esaurimento degli ingredienti.
Via via che chiudete i culurgiones, sistemateli su un vassoio cosparso generosamente con semola. Se non li cuocete nel giro di 3-4 ore, vi consiglio di surgelarli, per poi tirarli fuori al momento di tuffarli nell’acqua bollente.Io li metto nel freezer ancora nel vassoio e quando si sono abbastanza induriti li raccolgo in un sacchettino trasparente di quelli da congelatore.
Cuocete i culurgiones in abbondante acqua bollente per 3- 4 minuti, fino a quando non vengono a galla. Scolateli e conditeli con il sugo di pomodoro e completate con una grattugiata di pecorino fresco.
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