Dire scones, per me, significa dire Inghilterra, senza ombra di dubbio. In realtà, pare che gli scones siano originari della Scozia e che solo in un secondo momento si siano diffusi nel resto del Regno Unito, ma – come spesso accade – non c’è alcuna certezza in merito e questo mi fa sentire legittimata nella mia associazione mentale.
Si tratta di un dolce dall’antico pedigree (la prima scritta attestazione risale al 1513), sopravvissuto al passare dei secoli, trasformandosi per adattarsi ai gusti moderni. Se all’inizio era un piccolo panino a base di avena e cotto sulla griglia, con il tempo è diventato un prodotto da forno a base di farina. Se vi interessa sapere qualcosa in più sulla sua storia, vi suggerisco questo articolo, in lingua inglese.
Per chi non li conoscesse, gli scones sono dolcetti dalla consistenza molto caratteristica e quasi inimitabile, a metà tra biscotti e tortine, ma più morbidi dei primi e più consistenti delle seconde. Sono un dolce piuttosto trascurato, almeno fuori dal Regno Unito e forse anche lì, perché non troppo dolce, non particolarmente goloso e meno accattivante di tanti altri.
Nei mesi trascrosi in Erasmus a Nottingham, per esempio, credo di aver mangiato quintali di muffin e Digestives’ , ma non sono mai incappata in uno scone, neanche per sbaglio. Eppure, proprio questa loro aria dimessa e demodè adesso me li rende particolarmente congeniali ed è per questo che li ho scelti per questa ricetta.
Eppure degli scones li ho mangiati, in Inghilterra. Non durante l’Erasmus, però, ma qualche anno più tardi, quando vi tornai per una breve vacanza con una cara amica. Ricordo quel viaggio come uno dei più piacevoli di sempre, cinque giorni a zonzo nelle Cotswold, perse tra pascoli verdissimi, greggi di pecore, stradine costeggiate da muri a secco e cottage di pietra circondati da piccoli giardini ricolmi di fiori che crescevano selvaggi e rigogliosi.
E poi c’erano le sale da tè, ovviamente. Un pomeriggio particolarmente piovoso, ci fermammo in una piccola sala da tè che la nostra guida consigliava caldamente e che era poco più che una casa privata con una stanzetta annessa, in cui crepitava un accogliente fuoco. Zuppe di pioggia e infreddolite, entrammo determinate a gustare il nostro Cream Tea, variante dell’Afternoon Tea in cui si servono esclusivamente scones, accompagnati dalla tipica clotted cream (panna rappresa) e confettura.
Devo dire che come prima esperienza non fu strepitosa. Ricordo gli scones un po’ duretti e non particolarmente gradevoli, e per molto tempo caddero nel dimenticatoio. A distanza di anni, però ho provato a rifarli e finalmente credo di aver elaborato una ricetta che mi soddisfa. Ad essere sinceri, si dovrebbe usare il latticello, ma visto che in Italia non si trova facilmente vi suggerisco un’alternativa facilissima che vi si avvicina molto.
La ricetta che ho trovato soddisfacente, dicevo, prevede del latticello (da fare con latte, yogurt e succo di limone) e quantità molto moderate di burro e zucchero, come da tradizione. Io ho deciso di arricchirlo con pezzetti di mela e rosmarino tritato, forse non molto convenzionale nei dolci ma che ha una certa tradizione in Toscana. Il rosmarino è infatti l’ingrediente caratterizzante del pan di ramerino, che a Firenze e dintorni si trova nel periodo della Quaresima, e dell’arcinoto castagnaccio, tipico proprio di questi mesi, che arriva la farina di castagne.
Usato in queste dosi, il rosmarino è ben percepibile ma non eccessivamente proponderante. Mi sembra equilibrato, insomma. Se non vi convince o temete che possa non essere gradito, potete ometterlo o sostituirlo con della vaniglia o scorza di agrumi. Se poi volete proprio esagerare, insieme alle mele ci sta benissimo anche l’uvetta, oppure dei frutti rossi disidratati.
Gli scones sarebbero già perfetti così, semplici, poco dolci, non invadenti. A metà tra un pane e un dolcetto. Se però volete virare più sul dolce e renderli più appetitosi al gusto e alla vista, potete decorarli con una semplice glassa di zucchero a velo. Sono certa che tutti apprezzeranno.