Oggi parliamo del cugino anglosassone della zuppa inglese: il trifle.
Forse già sapete che si tratta di un dolce al cucchiaio servito in grandi ciotole di vetro trasparente che rendono apprezzabile la sua composizione a strati: una base spugnosa (pan di spagna o savoiardi) imbevuta di vino liquoroso (lo sherry su tutti), viene sormontata da frutta fresca, crema pasticciera e panna montata, e spesso vi compaiono anche confettura o gelatina.
Suona delizioso, vero? E infatti lo è. La cosa buffa è che un dessert così ricco e sostanzioso sia designato da un termine, trifle, per l’appunto, che in inglese significa “inezia, sciocchezza”.
Ma mangiate una porzione di trifle e poi ne riparliamo, se si tratta di un’inezia o meno.
L’origine del nome risale addirittura al Cinquecento, ma all’inizio indicava un semplice mix di frutta fresca e panna montata, molto più simile a quello che oggi è conosciuto come fool. Bisogna aspettare la metà del XVIII secolo per avvicinarsi alla ricetta che conosciamo oggi e che, di fatto, si presta ad infinite declinazioni.
Le analogie con la zuppa inglese sono quindi numerose: la composizione a strati, la tipologia degli ingredienti e persino l’origine popolare, come forma di riciclo per avanzi di torta ormai stantii o frutta non proprio fresca.
Il trifle ebbe enorme successo in età vittoriana per poi declinare lentamente nella seconda metà del Novecento. Anche in questo sembra condividere il destino della nostra zuppa inglese, molto in voga negli anni Settanta e lentamente scivolata nel dimenticatoio dei dolci fuori moda. Eppure, non c’è persona che conosco alla quale non piaccia e ogni volta che la preparo per gli amici non ne rimane neanche una briciola.
Per i trifle è già arrivata la stagione del riscatto, visto che da qualche anno fanno bella mostra di sé sulle copertine delle principali riviste e sui siti di cucina anglosassoni. Che sia un buon auspicio anche per la zuppa inglese, magari con una presentazione un po’ rinnovata e alleggerita?
Forse ho parlato anche troppo, ma mi piace scoprire la storia dei dolci, soprattutto quando sono di origine anglosassone. Passo al sodo e vi presento la mia versione di trifle monoporzione, molto fedele all’originale.
Come base ho usato dei savoiardi imbevuti di Crème de Cassis, un liquore a base di ribes nero originario della Borgogna. Insieme ho messo dei frutti di bosco freschi, la mia confettura di mirtilli e l’immancabile crema pasticciera. Al posto della panna montata, per alleggerire e rinfrescare il trifle, ho scelto di usare lo yogurt alle fragoline di bosco e savoiardi del Caseificio Val D’Aveto, una realtà artigianale del territorio ligure che produce formaggi freschi, formaggi stagionati e una gamma di meravigliosi yogurt colati, cremosi e arricchiti con vera frutta.
Il trifle si fa davvero in un attimo, basta preparare la crema pasticciera e comporre i bicchieri. Consiglio di farlo con diverse ore di anticipo, meglio se il giorno precedente, così che i savoiardi si ammorbidiscano e i sapori si amalgamino tra loro.