Tutti dicono che i primi mesi dopo il parto sono molto duri, ma finchè non si vivono in prima persona è difficile da capire quanto sia vero.
Nei mesi precedenti al parto avevo preparato tanti post, pronti solo da pubblicare e condividere e invece per settimane e settimane ho avuto difficoltà anche a trovare un momento per lavarmi i denti, figuriamoci pubblicare un post. Non scherzo, chi è mamma potrà capirmi.
Con Dante è arrivato un uragano nella mia vita.
Sapevo che tutto sarebbe cambiato, ma nella mia mente mi figuravo una situazione già stabilizzata, magari faticosa ma chiara. Eppure ero consapevole che la gestione di neonati era lontana da tutto quello che ho conosciuto finora tanto quanto un trattato di fisica quantistica.
Lo sapevo, ma non me ne rendevo davvero conto.
Volevo credere a chi ti dice che tutto ti verrà naturale, che saprai cosa fare perché tu sei la mamma.
E invece no. Io non sapevo assolutamente cosa fare di questo microscopico esserino a me totalmente estraneo, e non mi dite che i mesi in pancia contano qualcosa in questo primo momento. Il legame c’è, ma non si vede.
Quando siamo tornati a casa mi sono fermata ad osservarlo mentre dormiva quieto nella sua culla e ho provato un misto di terrore e straniamento: “Chi sei tu? Cosa ci fai qui? E soprattutto: e adesso cosa faccio?”
Anche ora, a distanza di settimane, a volte mi prende il panico, ma se non altro la situazione sta diventando più familiare. All’inizio mi sentivo totalmente straniata, come se fossi entrata nella vita di un altro. E invece era la mia, cambiata per sempre.
Avere a che fare con il primo figlio è come risolvere un enigma senza avere alcun indizio, come decifrare un codice complesso e apparentemente insensato. Ci si trova spersi e privi di risorse, con la sensazione di essere totalmente inetti. O almeno, così è come mi sono sentita io.
Pagheresti tutti i tuoi averi in cambio di un libretto di istruzioni, per avere qualcuno che ti dica cosa fare e come farlo al meglio. E invece si procede alla cieca, senza guida, per tentativi.
Per chi ha passato una vita a cercare di controllare gli eventi, a mettersi al sicuro dall’imponderabile, questa è una rivoluzione copernicana.
Mi allontano da tutto quello che ho sempre conosciuto e cerco di fare mio un modo di vita che non mi appartiene.
Vivo momento per momento e al tempo stesso non riesco a impedirmi di guardare lontano, chiedendomi chi è lui, cosa diventerà, immaginando i giochi che faremo. Vivo un mondo nuovo, in cui ogni giorno è una scoperta.
Per accompagnare questo post, una torta semplice al cacao e albumi, non troppo carica ma al tempo stesso golosa. L’avevo fatta in un pomeriggio di autunno, in occasione di un tè con le amiche, quando Dante era ancora un mistero che scalciava dentro di me. Un mistero lo è ancora, solo che adesso scalcia fuori 😉
Io posso solo immaginare. E anche usando la mia capacità di immedesimazione credo di essere ancora lontana. Però in effetti è tutto straordinariamente nuovo anche per Dante che ha, soprattutto, te e il papà come strumenti per conoscere e familiarizzare con il nuovo mondo. Una sorta di “mal comune mezzo gaudio” 😉
Buona conoscenza ad entrambi! E, ricorda, qui si fa il tifo per voi
Hai centrato il punto. Si pensa tanto a noi e si tende a dimenticare che anche lui è stato sbalzato in un mondo nuovo e incomprensibile…e senza che lo abbia chiesto! Grazie cara Milena, ti mando un abbraccio.
Tutti e tre proseguirete conoscendovi vicendevolmente. Io ho 76 sono mamma e nonna ma ricordo ancora anche perchè erano altri tempi. Ottima questa torta ed essendo con albumi meglio ancora il tuorlo mi è un pò pesante. Da provare. Mi sono permessa di mandarti una richiesta con messaggio quando vuoi e poi..grazie per la risposta. Buona serata un bacio a Dante.
Grazie cara Edvige e mi dispiace non averi potuto aiutare nella tua richiesta. Ti mando un abbraccio!