E anche il tempo delle more è passato, quest’anno quasi inosservato.
Ne ho avute molte in dono, ma sono poche quelle che ho raccolto di persona.
Eppure se penso alle more di quest’anno – che pure erano poco dolci e succose – mi torna in mente una domenica mattina di scorribande in motorino alla ricerca delle stradine migliori in cui potessero crescere i rovi e quel piccolo altopiano sopra Firenze dove finalmente abbiamo trovato un po’ di aria fresca.
E poi il pranzo con una schiacciata imbottita con prosciutto e pecorino che non mi era mai sembrata così buona, seduti a un tavolo di legno accanto al vecchio ponticello di pietra, dove le macchine vanno a passo d’uomo e devono cedersi reciprocamente il turno, perché due per volta non ci passano.
E quei piccoli vasetti di fiori intorno, e la gente del paese che via via si radunava sulla soglia della trattoria, già con l’acquolina al solo pensiero di quei tortelli fumanti.
E poi ripenso a quella piccola piscina trovata per caso, miracolosamente poco affollata, con un pratino di ombra densa e fresca che ha allietato le mie letture per il poco tempo in cui ci siamo fermati lì.
E infine il rientro anticipato, di controvoglia e improcrastinabile, ma non prima di aver fatto un bagno che mai mi sarei aspettata e che mi ha riportato alla mente ricordi di bambina.
Forse le more quest’anno non erano un granché, ma hanno portato cose belle.
Un dolce semplicissimo, di quelli che richiedono poco impegno ma che vi regalano un sorriso soddisfatto quando li addentate per colazione.
Lo chiamo cake per via della forma, che è quella del plumcake, anche se ad essere corretti forse in inglese una cosa del genere si chiamerebbe loaf. Non so lo. Però chiamare torta una cosa con questa forma mi suona strano e mi suona strano anche plumcake, e allora ho tolto il plum ed è rimasto il cake. Chiamatelo un po’ come volete, ma provatelo, perché a noi è piaciuto tanto.
Umido e fondente grazie al latte e alle mandorle, bello dolce grazie al cioccolato bianco, e con il sapore inconfondibile delle more. Vietato dire che vi danno fastidio i semi, perché fanno parte del fascino di questo frutto e non si possono omettere in nessun modo.
Certo, potete sempre cambiare frutto, ma poi non regge più l’assunto del tempo delle more…
I tuoi racconti sono tutt’uno con le ricette dei tuoi dolci. Un’oasi di pace e di bellezza.
Grazie cara Viv! Non sai quanto mi fai piacere…sono sempre indecisa se pubblicarle o no le cose che scrivo. Grazie.
Quest’anno non sono riuscita a mangiarne neanche una. Me le hanno prese tutte dalla pineta prima che arrivassi. Mannaggia…
Questo cake è bellissimo da vedere e sicuramente delizioso. . Peccato non potertene rubare una fetta
No, dai! Peccato…io ne ho avute tante, anche se non erano proprio al loro meglio…ma mi accontento 😉
Anche per me quest’anno il tempo delle more è passato inosservato, fatta eccezione per qualche frutto strappato di nascosto dai cespugli durante una passeggiata…
Ma mi consolo con queste meravigliose foto, e con la dolcezza di uva e fichi che per fortuna non mancano sulla mia tavola 😉
E infatti strappa un gran sorriso di beatitudine. :-*