Giorni strani, che scivolano ed evaporano in un nulla come la bruma che galleggia sulla campagna sbiadita.
Come se le nebbie di novembre mi si avvolgessero intorno alla testa, lente e sottili, fino a confondermi e a disorientarmi, fino a non sapere più chi sono.
Vorrei essere del novero dei sicuri e decisi, vorrei essere un caterpillar, e andare avanti determinata per la mia strada. E invece mi sento uno stelo rinsecchito, impaurito, mercè del vento e della notte, che non sa nemmeno se ce l’ha, una strada.
E allora mi fermo, respiro, cerco la calma in tutte le cose. Mi chiudo nel mio nido e aspetto. Non so cosa, forse solo che passi.
Esorcizzo le incertezze con le torte, non conosco molti altri modi.
Non so quante ne avrò fatte in queste settimane. Torte semplici, che mangio a colazione, e quindi senza troppi zuccheri nè grassi. Inizio con questa, che contiene i cachi nell’impasto.
Non i cachi-mela, della cui esistenza non comprendo ancora la necessità, ma i cachi veri, quelle gemme preziose che in pieno inverno costellano gli alberi dai rami nudi, come addobbandoli a festa.
Mi prendono in giro perché mi piacciono, i cachi, dicono che sono roba da vecchi. Io invece non mi capacito di come si possa non amarli, così dolci e zuccherini, succosi, seducenti, dal colore vivo e traslucido come una corniola o una pietra di sole.
Forse è il mio destino, essere attratta dalle cose fuori moda, e non mi dispiace.
Mi mangio i miei cachi in solitudine, e mi sembra di succhiare il nettare dell’autunno.
I cachi ci sono, ma non si sentono granchè nel sapore finale. Però danno un bel colore ambrato e un aroma quasi di castagna, che a me piace molto. Ho usato farina di farro e farina di tipo 1, che è stata la grande rivelazione di questo autunno e rende tutto più rustico.
La tessitura della torta è abbastanza asciutta e briciolosa, perfetta da inzuppare. O da aprire a metà e farcire con marmellata. Non è molto dolce, ma ho scritto nella ricetta di quanto potete aumentare gli zuccheri, se volete.
Forse sarebbe stata perfetta con 2 o 3 minuti in meno di cottura, quindi attestatevi sui 30 minuti e da lì in poi fate la prova stuzzicadenti.
Niente come una torta per superare certi periodi di indeterminatezza. Trovo perfetta -bella in modo struggente- quella superficie dorata e croccante su cui non hai fatto piovere lo zucchero a velo! (si sarà capito che non lo amo molto… ma è solo un parere personale) buona settimana!
Grazie cara Viv. Coprirla con lo zucchero a velo mi avrebbe dato l’idea di snaturarla. Non è una torta da zucchero a velo. E il post nemmeno 😉 Come sempre non ti sfugge nulla.
Ecco, a posto. I cachi che danno sapore di castagna sono l’ingrediente che mi mancava! Però sull’estetica niente da eccepire… e sul gusto per le cose polverose e demodé pure, lo sai!
Ahahahah! Guarda, ti piacerebbe perché non si sente nulla se non il sapore della farina di farro…te lo giuro! 😉
Quelli sono i cachi vaniglia. Ne ho riportati una cesta piena dal Molise. Non li avevo mai assaggiati. Sono piccoli, sodi ed hanno una polpa dura puntellata di miriadi di puntini neri proprio come semini di vaniglia. Si mangiano quando ancora sono duri: la mia mamma incide la buccia con un’unghia e se sotto il segno è scuro, sono pronti. Io ho sempre pensato che i cachi si mangiassero con il cucchiaino, ma questi no. Non vanno fatti maturare. Forse quando così maturi come i tuoi, allora sono buoni da mettere nei dolci.
Anche io come te li amo. Hanno una dolcezza innaturale ma che non stanca. Sembra miele solidificato che si fa frutto. Un frutto purtroppo sottostimato perché un po’ demodé. Ma che ce ne frega a noi, ragazze vintage!
Ti abbraccio tesoro.
Ma infatti! Anzi, a me le cose demodè piacciono per definizione 😉
Ricambio l’abbraccio stretto stretto.
Dio fa e poi accoppia (anche se mi sarebbe piaciuto ricordarmi la frase detta da te dove il Dio non c’è perché mi si adice di più ) ! Io i cachi li ho scoperti in Italia ed è stato l’amore a prima vista: per una che non va matta per il sapore dolce in generale non riesco a capire come si fa a non rimanerne stregati da quella consistenza di velluto e il profumo naturale di fresco e di vaniglia? E poi il colore squillante e trasparente…sono la glorificazione dell’autunno, la stagione che preferisco. Si, sono vintage e non si prestano alle cene eleganti da soli ma trasformati in una crema o una salsa sono meravigliosamente raffinati. Ti abbraccio anch’io e ti chiamo fra poco eh…
E anche in questo siamo sorelle… 🙂 Ti abbraccio forte.
Mio padre li ha sempre amati e pure io. Aspetto con ansia questo periodo. Prima mi sembrava più corto, ora mi sembra di trovarli più a lungo. Altro che cose da vecchie. Ce li pappiamo tutti noi, sono stratosferici! E sanno di autunno 🙂
Io e te mi sa che in fatto di golosità abbiamo parecchio in comune 🙂
Grande Fabio, così mi piaci…cachi tutti per noi 😀
Un abbraccio.
E adesso come va Alice, ti senti un po’ meglio fisicamene e moralmente? Io spero tanto di sì e ti abbraccio forte.
…..
Allora mi sa che siamo in tante ad essere vecchie. Anche io adooooooro i cachi!! E ne mangio in quantità. La torta che ho in mente di fare e simile. Vedremo cosa esce. 😉
Cara Mile…grazie. Adesso va meglio. Che ci posso fare se sono preda di questi momenti? Ormai ho capito che è la mia natura e ci convivo…
Ti abbraccio forte, chissà se queste due vecchiette riusciranno mai ad incontrarsi? 😉