Ci siamo, la primavera è arrivata. Pure in anticipo, quest’anno, visto che sono settimane che fa un caldo anomalo e io sono già al livello di guardia. Le ricette invernali sono quasi completamente archiviate, e dico quasi perché penso che ci sarà qualche recrudescenza, vi avverto.
Nel frattempo, però, faccio fede al mio proponimento di qualche post fa e condivido con voi un riso che è famosissimo tra gli addetti ai lavori ma che io – buona ultima come al solito – ho scoperto solo quest’anno a Taste. Si tratta del riso Riserva San Massimo, del quale mi sono innamorata ancora prima di assaggiarlo, quando mi hanno spiegato dove viene prodotto.
L’azienda agricola si trova all’interno della Riserva San Massimo, a sua volta compresa nel Parco del Ticino. È un’area di oltre 800 ettari, dichiarata Sito di Interesse Comunitario e, in parte, Zona a Protezione Speciale, in virtù della ricchezza e della varietà degli habitat naturali che comprende.
Dal momento in cui ho visto le immagini della Riserva (visitate il loro sito, bello, pulito, ricco di foto e preziose informazioni) ho desiderato visitare questo eden incontaminato, dove uomo e natura convivono in simbiosi, in un equilibrio ormai più raro dell’Araba Fenice.
La Riserva è percorsa da una quantità di risorgive naturali provenienti dai ghiacciai alpini che sono sufficienti ad irrigare le coltivazioni, ma non solo: le acque di sorgente, purissime e ricche di sali minerali, arrivano alle risaie arricchite dalle sostanze organiche raccolte nel loro percorso all’interno della Riserva, rendendo praticamente superfluo l’impiego di fertilizzanti aggiuntivi.
Il terreno stesso, del resto, è naturalmente fertile per la presenza di queste sostanze organiche. E una curiosità: nell’ambiente umido proliferano le rane, predatori che mettono fuori gioco il punteruolo d’acqua, un coleottero potenzialmente pericoloso per il riso perché ne mangia le radici.
Sono rimasta affascinata dalla perfezione di questo sistema naturale. E, una volta tanto, l’uomo è riuscito ad inserirvisi senza danneggiarne gli equilibri, con cautela e rispetto.
Le varietà prodotte dall’azienda agricola San Massimo sono il 100% Carnaroli (superfino e integrale), il riso Rosa Marchetti e il Vialone Nano. La lavorazione avviene in maniera artigianale, così da garantire il mantenimento delle qualità organolettiche che il riso assume durante la crescita in questo habitat naturale.
All’assaggio, la differenza si sente subito, sia nel sapore che nella consistenza del chicco e nella tenuta in cottura. Per questo ho cercato di fare una ricetta semplice, per lasciare il riso protagonista. E, nell’occasione, festeggiare il ritorno della primavera.
Ringrazio Dino Massignani per la disponibilità nel raccontarmi il suo prodotto e la “SuperTuscan” Sabrina Fattorini per avermi fatto conoscere questa azienda..
E ora, la parola al riso.
Grande Alice, bellissimo post! E anche una gran bella ricetta! Il riso della Riserva San Massimo lo conosco bene (è il preferito di molti chef stellati, non a caso) e si presta a tutte le ricette. La tua mi sembra proprio molto interessante, la proverò. Ho appunto una scorta di Carnaroli di Dino Massignani …
Erano le 7 della mattina, avevo un biscotto in bocca e il caffè in mano, e già mi avevi convinta. Non troverò mai questo riso qui (me lo metto nella lista degli acquisti di dicembre) ma posso trovare un compromesso con asparagi del Québec, caprino e mandorle! Bravissima Alice, come sempre!
Non proprio un piatto da prima colazione…ma così delicato che forse potrebbe anche diventarlo 😀
Grazie, sei troppo cara!! 🙂
Che meravigliaaaaaaaaa …. questo risotto profuma da rapirti il cuore! Delizioso l’accostamento caprino mandorle…. che già con gli asparagi sono enbrambi una garanzia! A presto LA
Ma grazie! 🙂
Su queste foto batte il sole… sì, si sente tutto il calore della primavera, quel tepore ritrovato che ri-saluta verdure amate e festeggia con cremosità il ritorno della stagione più verde e speranzosa che ci sia! 🙂
E’ vero, una volta tanto sono soddisfatta anche io per la luce di queste foto…e anche a me ricordano tanto la primavera!
Questo risotto ha dei colori bellissimi! Anche il risotto per me in fondo resta un piatto invernale ma finché il caldo non è eccessivo si può proporre con successo. La scelta di un prodotto che rispetta ambiente e animali mi piace molto
Non sai quanto mi piacerebbe poter visitare questa Riserva, a vedere le foto sembra davvero un paradiso naturale. E pensare che questo riso viene da lì me lo rendo ancora più buono, fosse anche solo per il potere della suggestione 🙂
Quest’anno Taste me lo sono perso ma mi tengo aggiornata seguendo i tuoi consigli… da provare, magari al prossimo pranzo!
Perchè no? 🙂