Sono entrata in un altro tunnel ed è un casino, perché le ricette da fare sono sempre di più, gli appuntamenti si infittiscono e quello che è nato come un hobby prende il sopravvento sugli altri impegni quotidiani. Ma finché ci si diverte va bene così e allora eccomi a partecipare di nuovo al Recipe-tionist di Flavia.
Stavolta andiamo a saccheggiare le ricette di Cristiana del blog Beufalamode, e io lo giuro-lo giuro-lo giuro che in suo onore volevo fare un piatto sostanzioso, un quinto quarto, una di quelle robe da intenditore che la contraddistinguono. Anche perché pur essendo una grande amante di frattaglie e interiora ho solo un paio di ricette che le prevedono. Ma mentre compulsavo le sue specialità non ho saputo trattenere la curiosità e l’occhio è andato sulla sezione “dolci”.
Per caso, ho ritrovato un post che ricordavo di aver letto, in cui Cristiana parla della sua nonna e la descrive con un tale ruvido affetto che mi ha suscitato tanta tenerezza e al tempo stesso nostalgia della mia, di nonne, che pure doveva essere diversissima dalla signora descritta. E allora non c’è stato quinto quarto che tenesse, ho capito che quella era la mia ricetta.
Il far breton è un dolce tipico della Bretagna, parente “sodo” del clafoutis. Gli ingredienti, infatti, sono gli stessi: latte, uova, burro, farina e zucchero, con l’aggiunta di frutta, ma il clafoutis rimane più cremoso, un vero dolce al cucchiaio, mentre il far è più consistente, una specie di budino solido che si mangia con la forchetta, ma si può anche tenere in mano.
Alto almeno 3 o 4 cm, è profumato, compatto, semplice e nutriente: un dolce povero di altri tempi, il cui nome richiama il latino far (frumento, semola) e che è nato in versione salata, una semplice combinazione di farina e latte in cui lo zucchero compariva solo nei giorni di festa. In seguito si è arricchito di uova e burro, e per ultime sono arrivate le prugne, che oggi sono presenti nella versione tradizionale.
Per esigenze di dispensa, io ho usato delle albicocche secche e il far è piaciuto davvero a tutti: massima resa con il minimo sforzo, visto che si fa in 10 minuti. Grazie a Cristiana e alla sua nonna per avermi fatto scoprire questa bontà, credo che diventerà un classico di casa mia.
Con questa ricetta partecipo al Recipe-tionist di marzo/aprile
Dieci minuti? Ma è un dolce preziosissimo, un’idea da tenere presente quando non si ha voglia di spignattare troppo. La nonna ti ha guidato verso la scelta giusta E poi io non amo le frattaglie e voterei sempre per i dolci…
Giuro, è velocissimo! A me è piaciuto tanto tanto, basta mettere la scorza di limone in abbondanza e non si sente nemmeno il sapore d’uovo, cosa che temevo un po’…
Una terrina dolce, praticamente!
più o meno… 😉
Beh Alice io che tu sia entrata anche in questo tunnel ne sono proprio felice, soprattutto perchè ci metti l’entusiasmo che deve denotare questo gioco tra di noi! Che siano prugne o albicocche credo che il successo di questo dolce sia assicurato sempre, lo vedo bene servito in Inverno, ma anche in Estate con una pallina di gelato…. cara Alice grazie anche a te per questa scelta…e buon inizio settimana
Grazie a te Flavia! Il recipe-tionist è proprio una bellissima idea! 😀
E io mi unisco a Viv: meno male che il pensiero della nonna ti ha guidata nella scelta proponendoci questo dolce semplice e tanto generoso.
Un bacio Alice!
Vedo che le frattaglie non sono amate, con mio sommo dispiacere… Va be’, con i dolci si va sempre sul sicuro! 😀
Ricambio il bacio!
Splendido e questa consistenza più piena e soda mi piace assai :-), altra ricetta da provare e se vado avanti così ci vogliono 10 vite 🙂 Un bacione!
Come ti capisco! Anche io continuo ad accumulare ricette che vorrei fare…per una che ne faccio me ne segno altre 10! 😀
Dieci minuti? Allora è ancor più invitante di quello che già non era!
In bocca al lupo, questo da Cristiana mi era sfuggito.. Hai fatto proprio benissimo a riproporlo!
Sì, è velocissima…ci vuol più tempo a cuocerla semmai! 😀
Eccomi. Che bello leggerti. Quel post venne fuori di getto, la cosa che mi fa tornare più spesso alla memoria la mia nonna è proprio la cucina, anche se lei la viveva in maniera completamente diversa o forse no, ora che ci penso. Era ruvida anche lei, molto più di me, ma col cibo dimostrava il suo volerti bene e tu hai fatto lo stesso con me oggi: grazie
Grazie a te di essere passata, sono davvero felice di aver scelto questa ricetta 🙂
Ho visto questo e poi ho visto i taralli, ho sorriso, era inevitabile non farlo. Come ti ho scritto ho avuto l’impressione che ci fossimo date appuntamento non per il solito caffè, ma per queste ultime ricette. Di far breton ne realizzati 1 alla settimana credo nell’ultimo mese – perché sono veramente 10 minuti! – alla ricerca della consistenza perfetta che alla fine forse ho trovato nel tempo di cottura. A questo punto non mi rimane che provare pure la tua versione alle albicocche, che quasi quasi mi piacciono pure più delle prugne!
Pensa che io non l’avevo mai sentito! Una vera rivelazione 🙂
Il Far Breton mi risveglia alcuni ricordi… Per anni la mia mamma ci ha preparato questo dolce, aggiungendoci semplicemente un po’ d’uvetta. Ciao!
Ecco, anche con l’uvetta deve essere buonissimo! 😀