15 Settembre 2016

Ferratelle abruzzesi alle mandorle

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Quest’anno le vacanze le abbiamo fatte in Abruzzo. Terra meravigliosa, di mare e di montagne, di orsi e di lupi, di gente schiva e cortese.
Vi racconterò qualcosa in più nel prossimo post, per oggi vi basti sapere che tra i souvenir di viaggio c’era anche questo: un ferro di 1 kg e mezzo lungo 80 cm. Che al momento dell’acquisto ha rischiato di avere un uso improprio, ma non mi fate dire nulla: lasciatemi conservare quest’aura di pacatezza.

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A dire il vero, è stato l’unico souvenir dell’Abruzzo, ché a me non piace molto comprare cose “tanto per”. Ma il ferro, un senso ce l’aveva, eccome. Serve per cuocere le ferratelle, tipiche cialde abruzzesi, che a seconda delle zone si chiamano anche pizzelle o neole e che tradizionalmente venivano preparate per i matrimoni. Il ferro, pure, era regalato alla ragazza che si sposava e, se era nobile, vi veniva impresso lo stemma della famiglia su un lato e la data sull’altro.

Esistono due tipi di ferratelle: più alte e lievitate, morbide, che richiamano inevitabilmente i waffle divenuti consueti ai nostri occhi in qualsiasi città turistica, oppure basse e secche.
Nel mercato di Sulmona, che si tiene di sabato, ho assaggiato le seconde, pensando con sufficienza: “Mmm, tutto qui?”. Se non che poi non riuscivo più a staccare la mano dal sacchetto, come sempre mi accade per i dolci semplici e dai sapori antichi.

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Sono ottime anche da sole, ma costituiscono una base neutra, ideale per essere farcita con qualsiasi cosa: gelato alla crema, ricotta di pecora, confettura di more. O miele e frutta fresca, come ho fatto io.
Potete anche decidere di variare l’aroma: non solo semplice limone, ma anice, cannella, vaniglia.
Ad Ortona, nell’impasto mettono del mosto cotto e penso che debba essere la fine del mondo. A me piacerebbe provare con del vinsanto. Ma sto divagando: torno al ferro.

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Dotato di lunghi manici per non bruciarsi, è costituito da due valve intagliate, che in cottura racchiudono la pastella: le cialde vengono fuori meravigliosamente ricamate, con sottilissimi disegni geometrici a rilievo. Dei pizzi, dei merletti, delle trine: un intaglio delicatissimo che incanta la vista.

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Non ho ben capito se, nella versione bassa, le ferratelle devono essere proprio croccanti o più morbidine: penso sia una questione di gusti e, in ogni caso, nel giro di poco tempo tendono ad ammorbidirsi.
Si possono anche ripiegare a cannolo, appena tolte dal ferro, per poi riempirle con la farcia che preferite. Oppure si possono accoppiare a due a due, sempre con una farcitura nel mezzo, e in questo caso si chiamano coperchiole.

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La mia ricetta sono andata a cercarla da un’abruzzese doc, Laura del Il gambero russo, che seguo da tanto e che presto riuscirò finalmente ad incontrare di persona. La sua ricetta la trovate qui ed era perfetta, io ho solo inserito un po’ di farina di mandorle, ma è così delicata che non altera di molto la versione di base.
Il ferro ha funzionato alla perfezione, e speriamo di non doverlo usare in altro modo.
Chi deve capire, capirà.

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Ferratelle abruzzesi alle mandorle

Quantità: circa 10 del diametro di 15 cm       Tempo di preparazione: 5′       Tempo di cottura: 30′

Ingredienti

85 g di farina 00
60 g di farina di mandorle
2 uova (1 uovo e 2 tuorli, come dice Laura)
3 cucchiai di zucchero
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
scorza grattugiata di un limone
un pizzico di sale

Setacciate insieme le farine.
Sbattete le uova con l’olio, lo zucchero il sale e il limone con una forchetta per un paio di minuti, poi unite le farine in due riprese, amalgamando con una forchetta per evitare la formazione di grumi.
Scaldate il ferro sul fornello per 3-4′, distribuitevi un cucchiaio di composto e chiudete subito.
Cuocete circa 20 secondi da un lato, girate e cuocete per 15 secondi dall’altro.
Sollevate la ferratella, deponetela su un piatto e proseguite fino ad esaurimento della pastella.

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12 risposte a “Ferratelle abruzzesi alle mandorle”

  1. Laura ha detto:

    Alice!!!Che bello mi fa piacere che ‘ il tira il tira ‘ delle ferratelle abbia stregato anche te!!!Se il tuo ferro è quello dallo spessore sottile, come intuisco dalle tue ferratelle (perfette signora mia!), allora con quello potrai anche provare la versione morbida delle ‘pizzelle’. Sono felice che il mio Abruzzo ti abbia accolta, Sulmona poi è una città deliziosa come i suoi confetti 🙂 Io ovviamente sono di parte nel parlare dei miei luoghi, ma il fatto che tu li abbia sentiti familiari nel mio sistema di associazioni libere e molto personali 🙂 spiega molte cose della simpatia che nutro nei tuoi confronti 🙂 Io ho cominciato il conto alla rovescia!;-)

    • panelibrienuvole ha detto:

      In Abruzzo ho trovato davvero tante cose che mi hanno affascinato…e di sicuro questo è un buon punto di partenza!

  2. Patty ha detto:

    Il “chi deve capire capirà” a conclusione di questo post, è da ribaltarsi, specialmente se lo immagino detto da te che sei la mansuetudine fatta persona.
    E’ proprio vero, l’attrezzo è affascinante ed è impossibile non ritrovarselo attaccato alle mani una volta incontrato. Io invece ne ho uno regalatomi da mia suocera molisana, con i bracci lunghi quasi mezzo metro ed in cima 2 piastre rettangolari per fare le cialde goffrate alla maniera dei waffeln, ma che con quest’ultimi hanno poco a che vedere. Si scaldano sul fornello ma ad oggi non l’ho mai usato perché pesa uno strapiombo. Preferisco osservare le tue meraviglie ed immaginare che un giorno mi inviterai ad assaggiarle. Un bel bacione. Pat

  3. Stravagaria ha detto:

    Questi sono i dolci che preferisco! Mi hanno ricordato un altro dolce per cui avevo comprato l’attrezzo (una sorta di imbuto col manico lungo e che uso pochissimo perché non ho una pentola sufficientemente larga). Però sarei curiosa di conoscere l’aneddoto sull’uso improprio anche se so già che dovrò tenermi la curiosità perché sei moooolto riservata 🙂 bacioni

  4. Silvia ha detto:

    Non sarà proprio per la multifunzionalità che era un regalo di nozze?

  5. Daniela ha detto:

    Splendide le tue ferratelle! Sono stata in Abruzzo sulla Costa dei Trabocchi solo un giorno di passaggio, ma mi è stato sufficiente per innamorarmene. 🙂

    • panelibrienuvole ha detto:

      Guarda, lo dice una che non ama il mare: quella costa ha conquistato anche me! 🙂
      Grazie per essere passata, a presto!

  6. Mile ha detto:

    Che bel ferro! Noi, nel Pescarese, le chiamiamo “Neole”. Ferratelle sono dell’aquilano. E confermo rimangono croccanti 😉
    Le foto sono meravigliose!

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