28 Luglio 2016

Ora dell’aperitivo: Kir e mandorle salate al rosmarino

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Quel giardino era un vero mistero. Che poi, a dirla tutta, non era nemmeno un giardino vero e proprio. Solo un pezzetto sghembo di terra grande quanto un paio di stanze, all’ingresso laterale di quel palazzo Liberty color albicocca, tappezzato di erbacce e con un albero storto a fare da guardiano. Vi si accedeva da un alto cancello in ferro battuto, sempre chiuso con una catena, al quale era affisso il cartello “Vendesi”. Cosa vendessero di preciso, non l’ho mai capito.

Trascurato e trasandato, sembrava catapultato lì per puro errore, un angolo reietto in quella via così signorile.
Dalla finestra, a volte, vi vedevo due donne con dei bambini. Non sembravano far niente di particolare: scambiavano qualche parola sedute su due sedie, o due casse – gli arredi erano variabili e sempre molto originali – mentre i bambini giocavano di malavoglia, come se volessero trovarsi altrove. Quasi come se adempissero ad un dovere sgradevole, come se fossero in visita obbligata a quel giardino triste per farlo sentire meno solo,.

Qualche sera, affacciandomi per chiudere le persiane, vedevo che il giardino era stato violato da un’auto, sempre diversa, che lo occupava quasi interamente. Al mattino, non c’era più.

Una volta vennero due uomini a ripulirlo dalle sterpaglie, fecero un bel lavoro, riempirono una decina di sacchi ed eravamo convinti che fosse giunto il momento del riscatto per il giardino del mistero. Ma i sacchi rimasero lì per giorni e giorni, nuove cianfrusaglie si accumularono ai piedi della scala esterna e l’erba ricominciò a conquistare i suoi spazi.

Un paio di giorni fa, una gran quantità di oggetti vi è comparsa dal nulla, dalla sera alla mattina.
Un’accozzaglia surreale e magnetica, impossibile non notarla per chi vi passa davanti. Quattro sedie da giardino in metallo, bianche e traforate, davvero graziose e, accanto, due stendi panni sui quali sono state accatastate lacere coperte e tappezzerie varie. A terra, due catini con dei panni a bagno e accanto una pala di plastica rossa. In cima alla breve scala, un tubo di gomma, un portaombrelli di ceramica, la pesante ringhiera staccata e appoggiata al muro; e due nani da giardino dorati, con le braccia sopra la testa a sorreggere dei dischi, forse sostegni per ipotetici vasi. Accanto alla cancellata, una motocicletta giocattolo, una cassa di bottiglie vuote, un tavolo da fumo giallo, con sopra una ciotola in ceramica invetriata. Sul lato opposto, un tavolino di legno sormontato da un grande vaso di vetro ricolmo di vistosi fiori finti, scarlatti, e una coccia da giardino con un geranio fiammante.
Tutto abbandonato a se stesso, come materiale di scena di una sgangherata compagnia teatrale improvvisamente svanita nel nulla.

E domattina chissà mai cosa vedrò, affacciandomi dalla mia finestra. Magari scoprirò che quel curioso giardino è ripartito silenziosamente nella notte, tornando nello strano pianeta da cui proviene, lasciando al suo posto solo un piccolo parcheggio che farà la gioia dei residenti e pungolerà la mia malinconia.

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Le mie ferie sono finite, ma io mi sento sempre in vacanza e ho voglia di stare fuori, fare cene con gli amici e prendere un sacco di aperitivi!
Dopo il Bellini e lo Hugo, chiudo la triade con il Kir, anche questo semplicissimo ma molto particolare, in virtù della Crème de Cassis, un liquore dolce a base di ribes nero tipico della Borgogna, souvenir delle vacanze dello scorso anno. Lo avevo già usato, in minima parte, in questo dolce al cucchiaio, ma nel Kir ha la sua perfetta destinazione.

Le mandorle, invece, sono un’idea semplicissima e letale, provare per credere. Ho preso ispirazione da Barbara di Pane e burro, le cui foto mi affascinano ogni giorno di più; nel suo post potete trovare anche altre idee per aromatizzarle, io mi sono limitata a fare quelle al rosmarino, e mi pare già abbastanza.

Kir e mandorle tostate salate

per il cocktail

9 parti di vino bianco
1 parte di Crème de cassis
more per decorare

per le mandorle

100 g di mandorle sgusciate, con la pelle
1 cucchiaio di albume
2 rametti di rosmarino
sale

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Tritate finemente gli aghi di rosmarino. Mescolate le mandorle con l’albume fino a che siano ben ricoperte, cospargetele con il rosmarino, salate e mescolate bene. Infornate a 180°C per 10′ e fate raffreddare. Si conservano in un contenitore ermetico, ma è una precisazione inutile perché non ne resteranno.

Versate il vino bianco freddo nei bicchieri, aggiungete la Crème de cassis e mescolate delicatamente. Unite un cubetto di ghiaccio, una mora e servite.

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3 risposte a “Ora dell’aperitivo: Kir e mandorle salate al rosmarino”

  1. stravagaria ha detto:

    Sono affascinata dai tuoi racconti, dalle ricette e anche dalle stoffine… 🙂

  2. Silvia ha detto:

    EhEh! Ti pareva che Viviana non vedesse subito le stoffine!?! 🙂
    Via ci vuole una storia anche per il Kir. L’inizio c’è già, mi pare…

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