7 Luglio 2016

Crema fredda di melone: cambio di prospettiva

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Anche se  sono ufficialmente in ferie, non potevo mancare la Giornata Nazionale del Melone, per il Calendario AIFB, di cui è ambasciatrice la mitica Erica di Sapori e dissapori.
Il melone è un frutto per cui vado matta, anche se realtà mi piace tanto chiamarlo popone, come usa qui in Toscana…mi sembra un nome così buffo! In Valdichiana, poi, il termine popone si usa anche per indicare una persona non molto sveglia, un tontolone, e questo me lo rende subito simpatico.

Rinfrescante, dai colori sgargianti, il sapore marcato e dolce, il profumo intenso.
In estate, con la scusa del caldo, sarei sono capace di mangiarne uno da sola, con la conseguenza di sentirmi poi io stessa un melone. Ma lo trovo troppo buono.

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Non starò a farvi una lezione di storia ma sappiate solo che in Italia fu introdotto nei primi decenni dopo Cristo e che nel Medioevo era considerato un alimento…pericoloso.
Ebbene sì. Questo accusa era rivolta a tutti i frutti molto acquosi, in quanto si credeva che la salute dell’uomo fosse basata su un perfetto equilibrio di quattro elementi (caldo, freddo, umido e secco) e che un consumo eccessivo di frutta fosse nocivo perché sbilanciava l’equilibrio verso l’umido.
Per questo, l’assunzione di frutta andava controbilanciata con alimenti di segno opposto. Per esempio, il prosciutto. Ta-dan!
Questa l’origine di un classico tutto italiano, caposaldo della nostra gastronomia immutato nei secoli. L’accostamento, quindi, nasce da prescrizioni mediche, anche se poi è diventato un binomio di gusto, e il pregiudizio verso questo frutto era così forte che fu persino incolpato della morte di papa Pio II.
In una notte di luglio del 1471, infatti, il papa morì per un colpo apoplettico e i suoi medici attribuirono la causa al fatto che per cena aveva mangiato tre meloni. E pensare che, per contrastare l’acquosità e la freddezza del melone – sempre secondo i precetti della medicina galenica – sarebbe bastato bere un bel bicchiere di vino!
Si credeva che anche il vino, infatti, contrastasse le proprietà del melone, e da qui, probabilmente, deriva l’altro abbinamento piuttosto diffuso tra melone e vino dolce, il porto, in particolare.

Al di là delle antiche credenze, oggi sappiamo che il melone, invece, fa bene perché contiene vitamine e sali minerali a fronte di poche calorie, anche se la sua polpa è piuttosto zuccherina.
Le varietà più conosciute sono tre, anche se ne esistono molte altre:

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Per reinterpretare il solito prosciutto e melone, che trovo molto noioso, ho provato questa ricetta-non ricetta, del libro 365 ricette della cucina italiana”, di Carlo Cambi.

Mi è piaciuta molto perché il melone prevale, lasciando una sensazione di freschezza, ma il prosciutto dà comunque un buono sprint di sapore.
Nella foto si vede ma l’ho provata con delle gallette di riso sbriciolate sopra e l’ho trovata buona. Forse è una mia perversione quella delle gallette, ma mi sembra che diano un po’ di croccantezza e rendano meno monotona la crema.
Provatele, davvero.

Crema fredda di melone

Porzioni: 2       Tempo di preparazione: 15′       Tempo di cottura: 5′

Ingredienti

500 g di polpa di melone retato
70 g di prosciutto crudo in un un’unica fetta
aceto balsamico di Modena
olio extravergine di oliva
sale e pepe
menta fresca

Tagliate a pezzetti la polpa di melone e frullatela nel mixer con sale, olio, qualche fogliolina di menta e, se necessario, un po’ d’acqua. Tagliate il prosciutto a striscioline e scaldatele su un padellino antiaderente ben caldo fino a farle diventare croccanti. Distribuite la crema nei piatti e completate con un giro d’olio, il prosciutto croccante e, se volete, qualche goccia di aceto balsamico.

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16 risposte a “Crema fredda di melone: cambio di prospettiva”

  1. Mila ha detto:

    Come ti capisco, anch’io lo adoro e lo mangio sempre moooooolto volentieri!!!

  2. Giuliana ha detto:

    adoro il melone, in tutte le declinazioni possibili e immaginabili! Questa è una ricetta davvero fresca e golosa, perfetta per le cene in giardino o in terrazza. Grazie!

  3. Cristina Tiddia ha detto:

    Hai ragione poppone (ops popone! Come vedi da sarda ci piazzo sempre le doppie anche dove non ci sono!!!) è un nome molto buffo!! Anche io sono grande amate del melone in particolare di quello invernale (quando si riesce a trovar buono!)

  4. Stravagaria ha detto:

    È ufficiale, non mi arrivano più le tue notifiche via mail per cui ho fatto una nuova iscrizione al tuo blog…fortuna che fb mi ha avvisato dei nuovi post. Ti farò sapere se ho risolto così.
    L’anno scorso in Provenza ho assaggiato una crema di melone fredda che era quasi sublime, credo che mi piacerebbe provare a replicarla. L’avevano un po’ pomposamente chiamato gazpacho di melone ma il senso er quello 😀

    • panelibrienuvole ha detto:

      Be’, gazpacho di melone fa il suo effetto…mi sa che la prossima volta lo propongo così anche io! 😀

  5. Erica ha detto:

    Ok parliamoci chiaro io mi sbaffo almeno mezzo melone al giorno, da questo si capisce che lo adoro. Mi piace molto la tua idea, la replico di sicuro per il brunch della domenica o per un pranzo veloce in ufficio.
    Grazie per aver contribuito, un abbraccio.
    Erica

  6. Camilla ha detto:

    Ciao, anch’io adoro il melone.
    La tua ricetta è davvero molto interessante. Brava 🙂

  7. Enrica ha detto:

    Bella colorata la tua crema fredda!! Tutta da provare!

  8. mile ha detto:

    Tout simplement superbe!
    Mi è venuto in francese e ho deciso di lasciarlo, tanto si capisce 😉

  9. Elisabetta Pendola ha detto:

    grazie delle interessanti info sul popone!!! io uno intero lo mangio <3

    • panelibrienuvole ha detto:

      Come resistere al popone?! E poi c’è per così poco tempo all’anno che…bisogna approfittarne! 😀

  10. Serena ha detto:

    Cara Alice, questa crema fredda è davvero invitante con quell’esplosione di color arancio come le vibrazioni del sole. Avvaloro la tesi di Stravagaria anch’io ne preparo una simile dal nome di Gazpacho da una ricetta presa durante un viaggio in Andalusia ma a leggerela la tua ricetta sicuramente più delicata, non c’è niente da fare la cucina italiana ha sempre una marcia in più. Complimenti per la ricetta

    • panelibrienuvole ha detto:

      Grazie di cuore Serena! Adesso mi avete incuriosita con questo gazpacho andaluso…mi documenterò 🙂
      Un caro saluto.

  11. Leo ha detto:

    Dopo avere letto e messo in atto, cara Alice, questa buona ricetta, non posso fare altro che rigraziarti. Ho anche apprezzato il carinho col quale presenti le tue proposte; e proprio per questo vorrei precisare che Pio II Piccolomini non mori in una estate del 1471 ma il 14 agosto 1464, e non di un colpo apoplettico, ma di febbri dopo lunga malattia di gotta; il che esclude assolutamente che il grande papa senese abbia mangiato tre meloni la sera prima. Dico questo per salvare la reputazione del melone, naturalmente. Tornerò a consultarti.

    • panelibrienuvole ha detto:

      Ciao Leo, sono contenta che il mio spunto ti sia piaciuto! Grazie anche per le precisazioni, evidentemente le fonti che ho consultato non erano corrette…peccato, era un libro di uno studioso di clara fama…ma evidentemente anche loro a volte commettono errori!
      Grazie ancora e a presto, allora!

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