Click to translate
C’era una volta una bambina con le trecce, avrà avuto cinque anni e tutte le mattine andava all’asilo. A volte, però, capitava che avesse un po’ di influenza o di mal di pancia, e allora la mamma la lasciava a casa, affidata alle cure della vicina.
Alla bambina piacevano molto quelle rare mattine clandestine passate nel tepore dell’appartamento accanto, avvolta da quel profumo caratteristico e inconfondibile. E chissà se qualche mal di pancia non fosse provocato proprio dal desiderio di restare sotto le coperte più a lungo e farsi coccolare un po’ da Anni.
Non sappiamo quali giochi inventasse Anni per lei, o quali storie le raccontasse, ma a volte la bambina si divertiva a spostare le sedie, le metteva tutte in circolo intorno alla cucina, addossate ai muri e alle pareti, un anello di sedie che delimitava un mondo piccolo e sicuro, dove c’erano solo loro due.
Un giorno Anni le dette da bere un bicchiere di latte, che sapeva piacerle molto, e la bambina lo poggiò sul tavolino. Ma qualcosa attirò la sua attenzione, forse una farfalla, o un sogno che le passò davanti agli occhi. Lei stava lì, tranquillina tranquillina, e tutto a un tratto: patapumfete! il bicchiere cadde e si ruppe, il latte si rovesciò, e lei rimase lì, sorpresa e stupefatta da quello che aveva combinato. Anni non si arrabbiò, asciugò il latte versato e le lacrime della bambina, mortificata per il pasticcio avvenuto. Proprio ora sentiamo la sua voce dolce e pacata, vediamo gli occhiali tondi, che le fanno gli occhi ancora più grandi e buoni, i capelli corti – che forse sono neri, ma attraverso le nebbie di fiaba sembrano grigi, perché ai bambini tutti gli adulti sembrano vecchi.
È una storia lontana, che non sembra vera, così come non sembra vero il resto. E invece, è così. Quando il latte è versato, non c’è più niente da fare.
Cara Alice, adoro le tue storie e il modo in cui scrivi: aspettiamo un piccolo libro prezioso di racconti e ricette 🙂
Bisognerebbe che imparassimo da Anni, a rimboccarci le maniche quando qualcosa va non proprio come dovrebbe, anziché piangere. Ma noi siamo un po’ tutti dei bambini, di fronte all’imprevedibilità della vita, di fronte alle vie che sceglie per noi o che imbocchiamo consapevolmente. A volte nascondono gioie, altre volte no, ma di sicuro avranno una cosa in comune, la sorpresa. E sorprendente sarà il sapore di questi biscotti, che se anche ne conosciamo il sapore di ogni singolo ingrediente, in questa combinazione profumata sono sicura sapranno lasciarci a bocca aperta.
Un abbraccio Alice
Cara Paola!! Hai detto bene…a volte la vita ci lascia senza parole, fermi e sbalorditi come dei bambini. E non resta che asciugare il latte e andare avanti. Grazie delle tue parole…e della tua sensibilità.
P.S.: questi biscotti per me sono una droga, giuro! 😉
Sognare non costa, ci motiva e stimola. Sì sì appoggio l’idea di Oriana 🙂
Mi piace il contrasto tra la calma di chi cerca di rincuorare e chi dall’altra parte è consapevole di aver fatto un danno. Alla fine si tratta di una piccola cosa, ma sono quegli episodi che poi nella vita restano ed aiutano ad affrontare anche situazioni più grandi.
Mi incuriosisce molto l’uso della ricotta salata, devono essere ottimi!
E’ proprio così, proprio quello che volevo dire: sono queste le cose che rimangono quando chi ce le ha insegnate non è più tra noi.
Grazie per aver colto nel segno del mio messaggio. E sì, questi biscotti per me sono una droga!!
A presto!