28 Dicembre 2013

Visita a Eataly Firenze (e qualche considerazione)

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Il 17 dicembre ha aperto i battenti a Firenze un punto vendita Eataly, catena di ristorazione e distribuzione alimentare di qualità, che si basa sui principi del biologico, del km 0, dello slow food, con l’intento di “democratizzare” l’accesso alla cultura del cibo “sano, pulito e giusto”.

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A sei anni di distanza dalla prima inaugurazione di Eataly, avvenuta a Torino nel 2007, oggi gli italiani sembrano dividersi tra appassionati sostenitori e inveleniti detrattori di questa operazione commerciale. Chi ne loda la bontà, la lungimiranza, l’attenzione per gli aspetti ecologici e sociali del comparto agroalimentare, e chi la addita come speculazione travestita da missione pseudo-umanitaria, condotta con grossolana ignoranza (per esempio, qui).

Io posso raccontarvi quel che ho visto a Firenze.
Situata in via Martelli, a due passi dal Duomo, Eataly occupa i locali della storica libreria Martelli, chiusa due anni fa con grande rimpianto di tutti i fiorentini. Adesso al piano terreno dell’edificio storico si trova la zona destinata alla vendita e alla ristorazione: ci sono una gelateria, il bar Illy con pasticceria (targata Montersino), un forno e un lampredottaio, che propone il panino con il lampredotto, cibo da strada tipicamente fiorentino ancora oggi venduto da furgoncini stanziali in varie zone del centro.

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Tra i prodotti in vendita ce ne sono molti confezionati, di marche famose e di qualità, come la pasta di Gragnano, il cioccolato Venchi o le pastiglie Leone, che difficilmente si trovano altrove, almeno in questo vasto assortimento. I prezzi sono piuttosto alti, ma come in qualsiasi altro posto per prodotti di questo tipo. Credo che sia utile se si cerca qualcosa di particolare, una coccola, un regalo, qualcosa di sfizioso, ma non lo riesco ad immaginare come un luogo in cui fare la spesa quotidiana.

Più interessante, per quanto mi riguarda, è la presenza di farine speciali, di segale, integrali, macinate a pietra, che sono molto difficili da reperire, oppure dalla pasta di nocciole e di pistacchi, ingredienti base per la pasticceria o la panificazione che permettono di ottenere anche in casa prodotti di alta qualità.
Mi piace anche la selezione di legumi dop e igp toscani, come il fagiolo zolfino o quello di Sorano.

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Il reparto di prodotti freschi non è particolarmente fornito, anche se vi ho trovato cose interessanti come il topinambur, le rape nere o varietà di pere e mele locali (i cosiddetti “frutti dimenticati”) che non avevo mai visto in vendita.
Un po’ deludente il piccolo reparto dei formaggi, dove figurano parmigiani con differenti periodi di stagionatura, pecorini locali e con caglio vegetale (per i vegetariani), pecorino romano, bufale e casera. Mi sono detta che forse anche questo dipende dalla filosofia di Eataly: non si possono sempre trovare decine di tipi di formaggio contemporaneamente e forse verrà fatta una rotazione settimanale o mensile per dare spazio a più prodotti.
Ma mi riservo di controllare se è effettivamente così.

Ottima l’idea di uno scaffale frigo con i prodotti leggermente danneggiati o in via di scadenza che vengono venduti a prezzo ridotto per evitare che vadano distrutti: sarebbe bello se anche la grande distribuzione adottasse questa soluzione.

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Pollice verso, invece, per la collocazione di colonne-libreria lungo il percorso di esposizione dei prodotti alimentari. Avere dei libri di pasticceria accanto agli ingredienti per dolci potrà anche essere carino, ma il tempo e le condizioni richieste per sfogliare, valutare e apprezzare un libro (anche se di cucina) sono diverse da quelle per scegliere un pacco di biscotti. Sarà che quando ho sentito parlare di “libreria” dentro al punto vendita di Eataly mi immaginavo qualcosa di diverso, ma questa commistione cibo/libri non mi piace affatto e ho la sensazione che i libri siano stati messi lì come riempitivo, un pretesto per dire che si prosegue la vocazione culturale dello spazio della ex-libreria.

Al mezzanino si trova lo spazio ristorazione, aperto a pranzo e a cena, con stand tematici: pasta, pizza, pesce, carne, formaggi e salumi, verdure.
Al secondo piano, invece, c’è un’osteria/enoteca e due sale dedicate al vino e alle birre italiane artigianali, mentre a gennaio è prevista l’apertura di un ristorante gourmet intitolato a Leonardo Da Vinci.
Al terzo piano, non accessibile al pubblico, c’è una scuola internazionale di cucina, che dovrebbe promuovere la cucina italiana e toscana nel mondo.

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Per quanto riguarda l’intitolazione del punto vendita al Rinascimento, mi è completamente sfuggita. A parte qualche pannello e vaghe citazioni messe lì un po’ a caso, non ho avvertito in alcun modo questo rimando culturale, che quindi immagino essere molto debole e di facciata. Del resto, non poteva essere diversamente. Le sedi intitolate alla divulgazione e diffusione della storia e della cultura fiorentina sono altre, ben più articolate e complesse, e Eataly è bene che si tenga l’aspetto delle cultura gastronomica (nient’affatto semplice) senza voler sconfinare in campi difficilmente praticabili per un’attività commerciale.

Perché, in fondo, di questo si tratta. Non condivido la visione di chi entra qui come in un tempio, né di chi ritiene Farinetti un paladino di principi sociali ed ecologici da tutelare. Eataly è un’operazione commerciale, e in quanto tale è giusto che cerchi di promuoversi, vendersi e punti a fare cassa. Non mi pare immorale.
Detto questo, credo che ci sia comunque un valore nel gestire un’attività commerciale – e quindi creare posti di lavoro – basandosi sulla filosofia di Slow Food (consulente e controllore di Eataly), cercando di valorizzare le piccole imprese, le produzioni locali e tipiche di qualità, documentando e tutelando le tradizioni agroalimentari e promuovendo una cultura del cibo fatta di cura e attenzione.
Che poi questa sia un’operazione pianificata a tavolino e che sia da preferire l’originale – il lampredottaio di strada, il vinaino, l’osteria verace – siamo tutti d’accordo. Peccato che ormai sia chiaro che questi presidi di storia del gusto e della tradizione non hanno vita facile, e a breve rischiano di scomparire, per un processo che non si può arrestare o invertire artificialmente. E allora, secondo me, anche questo è un modo per tutelare saperi e sapori che altrimenti rischiano di finire nel dimenticatoio o di essere schiacciati dall’ingranaggio della produzione di massa, che privilegia la massima resa con il minor costo, spesso in totale spregio della qualità del prodotto.

0 risposte a “Visita a Eataly Firenze (e qualche considerazione)”

  1. Lili Madeleine ha detto:

    Sono completamente d’accordo con te: non ho mai messo piede da Eataly ma ne sento parlare spesso e ho una doppia visione dell’impresa. Da un lato, mi spaventano i prezzi alti: come giustamente hai scritto, non è un posto dove andare a fare la spesa quotidiana, però è vero che offre prodotti rari e difficilmente reperibili altrove. Dall’altro, penso che noi Italiani siamo sempre molto bravi a criticarci, soprattutto quando uno di noi ha successo: senza voler fare di Farinetti un santo ma trattandolo per quello che è, un imprenditore che ha avuto una brillante idea, mi piace l’idea che in Italia e nel mondo si punti sulla cultura enogastronomica. Se poi questo permette, anche in tempi di crisi, di creare posti di lavoro e aprire nuovi spazi di promozione di un’eccellenza italiana, anche all’estero, ben venga.
    L’unico mio timore, ma è indipendente da Eataly, è che la gastronomia tradizionale, quella del cibo da strada e delle osterie per intenderci, passi dall’essere alla portata di tutti un lusso per pochi che possono permettersi l’acquisto di certi ingredienti…

    • panelibrienuvole ha detto:

      Sì, a volte sembra anche a me che si debba criticare per forza qualcosa che ha successo e non fa male a nessuno. Ci saranno sicuramente aspetti da perfezionare e altri che non funzionano, ma perché accanirsi contro Eataly e non contro altre imprese ben più discutibili?
      Condivido il tuo timore, ma temo ancora di più la possibilità che la gastronomia tradizionale scompaia completamente, per cui sono benvenute le operazioni che cercano di tutelarla…e magari anche di renderla alla portata di tutte le tasche. 😉

  2. stravagaria ha detto:

    Mai demonizzare, da sempre esistono rivendite di lusso, vedi Harrods a Londra tanto per fare un esempio che quasi tutti conoscono, certo i prezzi sono da capogiro ma a volte si trovano prodotti di nicchia veramente interessanti. In generale io girovago e compro pochissimo per non dire nulla ma in fondo non è poi così diverso da un’atelier di moda. Certo di questi tempi non so quanti poteranno permettersi di acquistare un pacchetto di patatine ai prezzi che propongono in questi store… La location a Firenze è molto bella. A Milano so che era in progetto l’apertura di un Eataly che avrebbe preso il posto di uno dei teatri storici 🙁 ma esiste uno store affine in centro di cui ora non ricordo il nome. Buona giornata!

    • panelibrienuvole ha detto:

      Certo, è un segmento di mercato particolare, ma molti alimenti avevano dei prezzi comunque decenti, non stratosferici. Quando si tratta di semplice marchio, allora può anche essere giusto far pagare il nome (se trovano chi si limita a comprare in base a quello…), ma quando si tratta di prodotti di qualità, sani e che aiutano la produzione italiana, allora è giusto cercare di fare dei prezzi accessibili a tutti.
      Anche io in realtà ho girato e girato e non ho comprato niente, ma so che se cerco qualcosa di particolare per le mie ricette lì lo posso trovare, e già questo mi pare un aspetto positivo!
      Buona giornata anche a te! 🙂

  3. io non sono mai stata ad eataly perchè mi spaventano i prezzi alti e ho sempre paura che sia un mercato delle ultime cose di moda travestite da avanguardie nel campo alimentare. boh, ho qualche dubbio, ma di cetto il messaggio di fodno che trasmettono di per sè è corretto e mi piace. bisogna vedere poi come viene vissuto e come viene accolto da tutti gli animi delle persone che cmq si trovano a dover tirar fuori il portafoglio…
    Grazie per questo momento di extracucina interessante!!! bacini

    • panelibrienuvole ha detto:

      Mah, in realtà i prezzi non sono poi così stratosferici come dicono. Poi sicuramente c’è anche una buona parte di mode e tendenze che non approvo molto (come, per esempio, la pasticceria di Montersino, per la quale sembra esserci una mania collettiva), ma secondo me basta saper scremare un po’. Per alcuni prodotti può essere davvero utile, anche se la soluzione dei Gas, che tu pratichi, rimane sicuramente migliore!
      Un bacio e buona domenica!

  4. Caspita che bello Eataly! Ero stata invitata all’inaugurazione ma ero impegnatissima con le videoricette di Natale e proprio non sono riuscita ad andare. Spero di riuscire a fare presto un bel giro da quelle parti 🙂 Grazie per il post! Ciao, a presto
    Federica 🙂

  5. la Greg ha detto:

    Mai stata a Eataly anche se mi piacerebbe provare!
    Non posso pertanto darti un giudizio anche se spero che dietro alla spirito di macinar soldi di una entità commerciale come un’altra prevalga il desiderio di valorizzare i prodotti del territorio, spesso dimenticati o a rischio estinzione. Ti saprò dire..

    bacioni per ora ed auguroni di Buon Anno

  6. an lullaby ha detto:

    Una recensione davvero ben fatta 🙂 Io non mi sono ancora recata all’Eataly di Roma, ma so che prima o poi lo farò, ma sempre nell’ottica che si tratta di un’operazione prettamente commerciale, con i suoi pro e i suoi contro! Diciamo che di positivo c’è soprattutto la possibilità di trovare materie prima di difficile reperibilità, questo sì mi intriga! Colgo l’occasione per augurarti un felice 2014 Alice! 🙂 Un bacio

    • panelibrienuvole ha detto:

      Grazie An lullaby! (posso chiamarti così?)
      Sì, effettivamente l’aspetto più interessante per me è proprio quello. Ma presto farò anche una spedizione mangereccia per sperimentare i ristorantini…una sorta di controllo qualità, diciamo!
      Ti auguro anche io un felice 2014, pieno amici, affetti, di film e di ricette! 🙂

  7. elsa ha detto:

    frequento eataly torino, praticamente dall’apertura e devo dirti che i prezzi non sono poi così elevati come si crede. C’è un po’ di tutto, ad esempio il mio compagno che va matto per le birre, li ci trova una scelta incredibile a prezzi inferiori che nei soliti negozi.
    Ciao
    Ps Slow food è solo consultente, non controlla NULLA di eataly.

    • panelibrienuvole ha detto:

      Ciao Elsa, effettivamente anche a me non sono sembrati prezzi stratosferici, soprattutto per la qualità che promettono. Che poi siano più alti dei supermercati tradizionali è inevitabile, credo.
      Riguardo a Slow Food non intendevo dire che abbia un controllo azionario o un potere decisionale su Eataly, ma semplicemente che verifica e garantisce la qualità e la provenienza dei prodotti; così è esplicitamente affermato qui, nel sito ufficiale di Eataly.
      http://www.eataly.it/index.php/mondo-eataly/chi-siamo/
      Adesso che c’è anche a Firenze avrò la possibilità di frequentarlo quando voglio e sono certa che troverò molti prodotti utili per le mie ricette!
      Grazie per la tua opinione, a presto!
      Alice

  8. Terry ha detto:

    Onestamente vorrei avere un Eataly vicino!
    Ovviamente con la speranza che dia visibilitá ad un sacco di aziende locali che producono ottimi prodotti… Che dia risalto ai piatti tipici locali… Che a parte in centro a Venezia difficilmente si trovano!
    Sicurmente un’operazione cosí grande ha i suoi risvolti economici… Ma se la filosofia è giusta e viene rispettata e gli obiettivi raggiunti… Che arrivi Eataly… E magari crea anche nuovi posti di lavoro e da nuovo slancio all’economia locale! 🙂

    • panelibrienuvole ha detto:

      Sì, anche io la penso così. L’importante è che garantiscano un controllo sui prodotti e sui fornitori…ma considerato quanto se ne parla al momento, credo che non gli convenga fare sotterfugi!
      E chissà, magari ne apriranno presto uno anche nei dintorni di Venezia! 🙂

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