14 Marzo 2013

Tutti gli animali sono uguali. Oppure no?

Cosa accadrebbe se gli animali di una fattoria decidessero di prendere il potere e di cacciare il padrone? “La fattoria degli animali“, di George Orwell, si apre con la figura del Vecchio Maggiore, il decano dei maiali, che sobilla gli animali della Fattoria Padronale promettendo loro un fulgido e prospero futuro, nel quale le bestie gestiranno autonomamente la fattoria per garantirsi più cibo, meno lavoro e migliori condizioni di vita, e per liberarsi da un servaggio che dura dalla notte dei tempi.
Che sia per ingenuità, stoltezza o eccesso di fiducia, gli animali seguono con entusiasmo il Vecchio Maggiore e mettono in atto la Rivoluzione impadronendosi della Fattoria. Dopo poco tempo, però, il Maggiore muore e il suo posto è preso da altri due maiali: il feroce e austero Napoleon e il più vivace Palla di Neve, dalle grandi capacità retoriche.

I contrasti tra Napoleon e Palla di Neve sfociano presto in uno scontro aperto che vede il primo prendere il potere e costringere il secondo all’esilio. A poco a poco i maiali, comandati da Napoleon, si costituiscono in un’oligarchia che si impone sui loro “compagni” e ne sfruttano il lavoro più di quanto facesse l’Uomo, con in più la crudele beffa di far loro credere di vivere in un regime di giustizia e di libertà da ogni schiavitù. L’incapacità degli animali di vedere con chiarezza la realtà lascia il lettore sconcertato. Soprattutto se si rende conto che è esattamente quanto succede di continuo agli uomini nella vita reale.

Nella fattoria si susseguono episodi inquietanti: il controllo è sempre più serrato e gli animali vengono progressivamente privati di qualsiasi libertà. Si diffondono il culto del capo, l’eliminazione del dissenso, lo sfruttamento delle “masse” degli animali imposto attraverso la creazione di una mitologia della Rivoluzione, scandita da solenni cerimoniali. Tutta storia già vista, insomma, ma che a leggerla nelle pagine piane e scorrevoli di Orwell fa accapponare la pelle.
Pubblicato nel 1945, infatti, il libro denuncia – in forma favolistica – il fallimento della rivoluzione sovietica e i crimini del totalitarismo russo, ma contiene spunti amaramente attuali; la natura umana, in fondo, è uguale a se stessa in ogni epoca e l’umanità nel suo complesso sembra essere tragicamente incapace di imparare alcunché dalla propria storia.

Il modo di raccontare di Orwell, così privo di enfasi, quieto, pacato, rende ancora più inquietanti le ombre che si allungano nel romanzo, mentre gli eventi assumono una luce macabra e quasi apocalittica.  Uno degli aspetti più inquietanti – rappresentato con forza anche in altre opere di Orwell – è la falsificazione della realtà storica. I sette punti iniziali della Rivoluzione vengono progressivamente modificati e adattati alle necessità dei porci; la realtà alterata e stravolta dalla retorica del potere; gli eventi trascorsi sono continuamente mistificati al fine di garantirne l’interpretazione di volta in volta utile all’oligarchia. E così su Palla di Neve, che era stato uno degli eroi della Rivoluzione, vengono diffuse calunnie e sospetti di tradimento (oggi si parlerebbe di dossieraggio) fino a diffondere tra gli animali la convinzione che avesse sempre osteggiato di nascosto la Rivoluzione.
E alla fine, nell’ultimo dei comandamenti dipinti sulla parete del granaio e che gli animali si erano dati all’inizio della loro rivolta (Tutti gli animali sono uguali), compare un’aggiunta tanto minacciosa quanto rivelatrice: Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Peccato che le bestie, tranne i maiali, non sappiano leggere e non siano perciò in grado di sostenere che inizialmente il comandamento era diverso.

E’ stupefacente questa incapacità degli animali di ricordare, di fissare gli eventi nella memoria una volta per tutte, sottraendosi ai revisionismi e alle mistificazioni che il potere tenta di imporre. Ma, a pensarci bene, c’è poi tanto da stupirsi? O forse anche noi tendiamo a dimenticare quello che è accaduto ieri, ad accettare pacificamente interpretazioni faziose e fuorvianti di eventi anche recenti ma i cui contorni sfumano nella nostra memoria?

Altrettanto sconcerto suscita l’incapacità degli sfruttati di ribellarsi. Eppure non sono dinamiche cui assistiamo ogni giorno? Ad ogni svolta della storia, ad ogni giro di vite imposto dai maiali, ad ogni sopruso che si aggiunge a sopruso si è sempre più increduli di fronte all’ambizione e alla crudeltà umane (inutile ormai fingere che si tratti di animali), e alla fine rimane lo sgomento per la realtà di quanto successo, per il tradimento e la crudeltà perpetrati contro i proprio fratelli.
Ci si sente soli e sperduti, alla fine de “La fattoria degli animali”, preda dell’amaro sospetto che il progresso non ci renda immuni dal ripetersi della Storia, e che tutto il dolore e la sofferenza passati siano inevitabile conseguenza dell’insopprimibile lato oscuro dell’essere umano.

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI                                    

Titolo originale: Animal Farm
Autore: George Orwell
Editore
: Mondadori
Anno: 1945
Pagine: 156
Prezzo: 12 euro

animal farm

                                       Con questo post partecipo alla sfida di lettura “Un classico al mese” indetta dal blog Storie dentro storie.

8 risposte a “Tutti gli animali sono uguali. Oppure no?”

  1. luna ha detto:

    Devo leggerlo assolutamenteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
    Piacere di conoscerti… mi piacerebbe passassi a trovarmi… io nel mio blog parlo di libri e vorrei ci scambiassimo delle opinioni.. ti aspetto! Luna

  2. Distopico e visionario.
    Amo questo genere di libri… Orwell è stato anticipatore di numerosi temi, per questo è ancora oggi così attuale.

  3. Ho letto questo libro per la prima volta a 10 anni. Qualche amico dei miei me l’aveva regalato convinto che fosse un libro per bambini. Ricordo vagamente delle cose. Già da allora mi è rimasta impressa la frase “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Era una delle poche cose di quel libro che mi sembrava di riuscire ad afferrare. Il resto no ovviamente. Oggi dovrei rileggerlo. Ho trovato geniale e sconvolgente 1984, credo che troverei altrettanto geniale questo. Forse quel “trauma” infantile mi ha impedito di riaprirlo 🙂

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