Una domenica da trascorrere con i miei, senza dover lavorare, è già un piacere. Se poi il babbo mi domanda: “Ti va di fare il castagnaccio?”, allora si trasforma quasi in una festa. Una volta tanto è lui, lo chef di casa, che commissiona qualcosa a me…posso forse rifiutarmi?!
Il castagnaccio – conosciuto anche come migliaccio o pattona – è un dolce semplice, antico, tipico dell’Appennino e della zone più povere, dove la farina di castagne era l’alimento dolce per eccellenza, facile da reperire e a buon mercato. Il castagnaccio non prevede burro, nè zucchero, nè uova; l’unica concessione al “lusso” consiste in un po’ d’olio e di pinoli. E già questa sua sobrietà me lo rende affine. Inoltre è un dolce che associo al mio caro e burbero nonno Dino, con il quale ho trascorso buona parte dell’infanzia e al quale devo molti aspetti del mio carattere (o almeno così mi piace pensare), per cui, pur non essendo tra i miei dolci preferiti, è sempre un piacere prepararlo. E’ un po’ come rinnovare il ricordo del nonno, cercando di ripescare nella memoria i suoi gesti, le sue espressioni e quelle piccole manìe che, anche a distanza di tanti anni, me lo rendono così vicino e mi suscitano tanta nostalgia.
Riscaldate leggermente l’olio con il rametto di rosmarino, in modo da aromatizzarlo. Ammollate l’uvetta in acqua tiepida per una ventina di minuti. Setacciate la farina in un recipiente, aggiungetevi il sale e versatevi l’acqua a poco a poco, mescolando con una frusta per evitare che si formino grumi. Unite i pinoli e l’uvetta ben strizzata – lasciandone da parte una piccola quantità, con cui cospargerete la superficie – e delle foglioline di rosmarino, staccandole dal rametto che avete utilizzato per l’olio. Considerate che il rosmarino conferisce al castagnaccio il tipico sapore amarognolo, quindi, se non vi piace, non eccedete (per la cronaca: il nonno Dino ci metteva il rametto intero…e forse anche più d’uno!).
Versate metà dell’olio in una teglia da forno, facendo attenzione a ungere anche le pareti e non solo il fondo, e poi versatevi il composto; cospargete la superficie con l’uvetta, i pinoli e il rosmarino rimasti, e con il resto dell’olio e rosmarino. Lo spessore è tutta una questione di gusti, ma di norma non dovrebbe superare 1-1,5 cm.
Cuocete a 160° per circa 40 minuti, finchè sulla superficie non si formeranno le caratteristiche spaccature; prima di consumarlo fatelo raffreddare completamente.
Noi l’abbiamo mangiato alla fine del pranzo domenicale, e la mia soddisfazione è stata doppia: non soltanto vedere che il babbo (il mio giudice più severo) apprezzava il risultato, ma ancor più ascoltare le sue parole: “è proprio come lo faceva il nonno”. 🙂
bellissimo! forse “burbero” e’ un po’ troppo!
di poche parole…….
comunque un bellissimo messaggio d’amore!
brava
Monica
Che tenerezza… più o meno come quando riesco a cucire qualcosa con la macchina della mia nonna!
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Le ricette dei ricordi sono le più belle….
Posso chiederti che dimensioni ha la teglia che hai usato? Grazie!
Grazie mille ^_^
[…] di due presìdi gastronomici della mia regione! Per chi non conoscesse il castagnaccio, qui trovate la ricetta della mia famiglia (e anche questo è uno dei post più vecchi…ho iniziato […]