16 Marzo 2014

Farinata di ceci e il vento freddo del nord

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C’era una volta una vecchia che aveva un figlio. Lei era debole e malaticcia e così il ragazzo dovette andare alla capanna delle provviste a prendere la farina per far da mangiare. Stava scendendo i gradini della capanna quando giunse una folata del vento del nord, gli strappò la farina e la portò via con sè.  Il ragazzo tornò nella dispensa per prenderne un altro po’, ma mentre scendeva le scale il vento del nord tornò in una folata e gli tolse di nuovo la farina, e anche la terza volta fece lo stesso. allora il ragazzo andò su tutte le furie, pensando che non era giusto che il vento del nord si comportasse così, e decise di andarlo a trovare per chiedergli indietro la farina“.

Questo è l’incipit di una fiaba che mi raccontava spesso mia mamma da bambina. Per anni ed anni non ci ho pensato, tanto che quando mi è tornata alla mente, per caso, non ricordavo affatto come continuasse.
Dovevo essere ben piccola, perché i miei ricordi sono molto vaghi. Vedo però in maniera chiara, dentro di me, una bambina nel lettone dei genitori, forse con l’influenza, sdraiata sotto le coperte, che chiede che le venga raccontata questa storia, una delle sue preferite. La mamma inizia a raccontare e io sento come se fosse ora il fremito di emozione all’inizio di un’avventura, il piacere dell’ascoltare una fiaba conosciuta, della quale sai a menadito le svolte, le evoluzioni, gli eventi, eppure ogni volta la ascolti con l’attenzione avida e assorta tipica dei bambini. Una parentesi nella vita reale, un volo su ali leggerissime, che in un fremito ti trasporta in un mondo incantato dove tutto può succedere e i buoni vincono sempre.

Questa è sicuramente la fiaba della mia infanzia che ricordo con più trasporto, che mi richiama sensazioni lontanissime e sepolte. Forse proprio perché l’ho ignorata per tanti anni, è riuscita a conservare intatto il suo potenziale di sensazioni dimenticate e significati profondi.

E’ stato soltanto pochi giorni fa che, ispirata dal contest di Enrica sono riuscita a recuperarla nel mare magnum di internet; mentre la rileggevo è stato come se tante piccole lanterne si accendessero una ad una ad illuminare un sentiero, dapprima oscuro, che a poco a poco si rivelava familiare e confortante.

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A questa fiaba a me tanto cara ho pensato di associare la ricetta di una farinata di ceci.
Perché la farina è l’origine di tutto, nella fiaba come in cucina. Perché è un alimento semplice e povero, proprio come i protagonisti della storia. E la farinata è la ricetta ancestrale per eccellenza, la prima che fai – inconsapevolmente – quando da bambina giochi con i tegamini, una ricetta che esiste sin dai tempi di etruschi e romani, che richiede solo acqua, farina e tanta fame.
In un mondo duro, originario, difficile come quello in cui si muove il ragazzo protagonista, sferzato dal freddo vento del nord, la farinata è un cibo confortante e sostanzioso, che dà il necessario nutrimento prima di partire per il lungo viaggio, che ricorda casa, che incoraggia e sostiene.

Per leggere la ricetta proseguite, per la fine della storia, andate in fondo alla pagina.

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FARINATA DI CECI O CECÌNA

Dose per 3-4 persone:

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Versate la farina in una ciotola capiente; aggiungete l’acqua a poco a poco, sbattendo con una forchetta per evitare i grumi. Lasciate riposare questa pastella per un lungo periodo (da 4 fino a 10 ore), coperta e fuori dal frigo, mescolando di tanto in tanto.
Terminato il “riposo”, se si fosse formata della schiuma in superficie, rimuovetela con un cucchiaio. Poi unite l’olio, il sale e versate in una teglia di alluminio ben unta (in alternativa, rivestitela di carta forno). Cospargete la superficie con qualche ago di rosmarino.
Cuocete per mezz’ora a 220° e poi per altri 10-15 minuti soltanto con la funzione grill, fin quando non si forma una crosticina in superficie.
Una volta sfornata, fatela raffreddare un’oretta, poi condite a piacere con pepe e un trito di rosmarino, tagliate a fettine e servite.
E’ buonissima anche da sola ma si accompagna bene con verdure o formaggi freschi. Il giorno dopo è ancora più buona!

Con questa ricetta partecipo al contest Fiabe e ricette del blog Coccolatime

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I tre doni del vento freddo del nord

C’era una volta una vecchia che aveva un figlio. Lei era debole e malaticcia e così il ragazzo dovette andare alla capanna delle provviste a prendere la farina per far da mangiare. Stava scendendo i gradini della capanna quando giunse una folata del vento del nord, gli strappò la farina e la portò via con sè.  Il ragazzo tornò nella dispensa per prenderne un altro po’, ma mentre scendeva le scale il vento del nord tornò in una folata e gli tolse di nuovo la farina, e anche la terza volta fece lo stesso. allora il ragazzo andò su tutte le furie, pensando che non era giusto che il vento del nord si comportasse così, e decise di andarlo a trovare per chiedergli indietro la farina. Si mise dunque in cammino, ma la via era lunga; cammina cammina alla fine arrivò dal vento del nord. ” Buongiorno e tante grazie” disse il ragazzo. ” Buongiorno – rispose il vento del nord- grazie a te. Cosa vuoi?” Il ragazzo rispose: “Volevo chiederti di farmi la cortesia di ridarmi la farina che mi hai portato via sulle scale della dispensa; già ne abbiamo poca, e se tu poi ti diverti a prendere anche quella, non ci resterà altro che morir di fame.” ” Di farina non ne ho- disse il vento del nord – ma dato che ci tieni tanto ti darò una tovaglia che potrà procurarti tutto quello di cui hai bisogno; basterà che tu dica “Tovaglia distenditi e apparecchiati con tutti i cibi più squisiti!”. Il ragazzo si dichiarò soddisfatto. Ma la via era lunga, non poteva arrivare sino a casa in una sola giornata, e quindi si fermò da un oste lungo la strada. Lì stavano per cenare, e allora lui stese la tovaglia su un tavolo che era in un angolo dicendo le parole che gli erano state suggerite. Non aveva ancora finito di pronunciarle che la tovaglia fece tutto quello che le era stato detto e tutti ne furono entusiasti, ma più di tutti la moglie dell’oste. Non c’era da far fatica per arrostire o per bollire, per apparecchiare e preparare, per andare a prendere le cose e metterle in tavola…… A notte fatta, mentre tutti dormivano, la donna prese la tovaglia e la sostituì con un’altra identica. Quando si svegliò il ragazzo prese la tovaglia e se ne andò e in giornata arrivò da sua madre. “Eccomi, sono stato dal vento del nord: è una persona onesta, perchè mi ha dato questa tovaglia, e basta che io pronunci delle parole magiche per avere tutto quello che desidero.” La madre rispose: “Sicuro, ma io non ci credo fino a che non vedo!”. Il ragazzo si affrettò a tirar fuori una tavola e ci stese sopra la tovaglia dicendo: “Tovaglia, distenditi e apparecchiati con tutti i cibi più squisiti!” Ma quella non procurò neppure un tozzo di pane nero. “Allora non mi resta altro che tornare dal vento del nord ” disse il ragazzo e si rimise in cammino. Arrivato alla dimora del vento lo salutò cortesemente e proseguì: “Vengo ancora a protestare per la farina che mi hai tolto:la tovaglia che mi hai dato non mi è servita a molto.” Disse il vento del nord: “Farina non ne ho, ma eccoti un caprone che fa i ducati d’oro , basterà che tu gli dica: “Fa’ soldi”” Il ragazzo non disse di no, ma aveva tanta strada da fare prima di arrivare a casa così si fermò dallo stesso oste. Prima di ordinare qualcosa provò il caprone per vedere che il vento del nord aveva detto la verità: era proprio così. Ma l’oste pensò che era veramente un montone prezioso,e appena il ragazzo si fu addormentato ne prese un altro che non era capace di fare i ducati d’oro e lo mise al posto del primo. La mattina dopo il ragazzo si rimise in via, e quando arrivò a casa disse alla madre: “Dopo tutto il vento del nord è una persona proprio simpatica:adesso mi ha dato un montone capace di far soldi. Sta’ a vedere: – Montone mio, fa’ soldi! – Ma quello che fece non erano certo soldi….. Si rimise allora in cammino per andare dal vento del nord e gli disse che il montone non era buono a nulla, e che lui voleva aver qualcosa in cambio della farina. “E va bene, ora non ho altro da darti che quel vecchio bastone lì nell’angolo, ma è un bastone che se tu gli ordini:”Bastone mio, picchia!”, quello picchia fino a che tu non gli dirai di fermarsi.” La strada era molto lunga e perciò il ragazzo si fermò anche quella sera dall’oste, ma dato che aveva capito come erano andate le cose con la tovaglia e con il montone,si mise subito a russare sulla panchina, facendo finta di dormire. L’oste capì che anche quel bastone doveva avere qualche specialità, così ne cercò uno uguale da sostituire mentre il ragazzo russava. Mentre però l’ oste stava per afferrarlo il ragazzo si mise a gridare:” Bastone mio, picchia!” E il bastone cominciò a battere e a pestare l’oste tanto da farlo saltare sul tavolo e sulle panche, urlare e gridare:”Dio mio, prega il bastone di fermarsi altrimenti mi ammazza. Riavrai la tovaglia e il montone.!” Quando gli sembrò che l’oste fosse stato pestato abbastanza il ragazzo ordino:”Bastone mio, fermati!”. Prese poi la tovaglia e se la mise in tasca, afferrò il bastone, legò una corda alle corna del montone e se ne tornò a casa con tutta quella roba. Era ben stato ripagato della sua farina!
fonte: www.il-fantamondo.com/itredoni.htm‎

0 risposte a “Farinata di ceci e il vento freddo del nord”

  1. luna ha detto:

    La favola è davvero carina!
    La ricetta come al solito molto buona.
    Bacioni cara e dimmi.. Le foto sono tue?
    Luna

  2. […] panelibrienuvole con la ricetta “farinata di ceci e il vento freddo del nord” assiociata alla fiaba […]

  3. coccolatime ha detto:

    stupenda stupenda stupenda….troppo bella!!! non conoscevo questa favola….è una favola magica….ne sono entusiasta!!! grazie per aver partecipato…..anche io ne avrei fatti un sacco di post…hai ragione!!!

  4. stravagaria ha detto:

    Post molto carino per la ricetta, la fiaba e i ricordi di infanzia…insomma hai trovato un mix vincente !

  5. zuccherando ha detto:

    Bellissimoooo!!!!!!!!!!

  6. Terry ha detto:

    Non conoscevo questa fiaba…. La ricorderó! 🙂 anche io comunque son cresciuta con le fiabe che mi raccontava papá ed ogni volta che sento l’incipit di Pinocchio ritorno indietro a quei momenti! Buonissima la farinata di ceci! 🙂
    Un bacione

  7. bella bella bella!!!!!! fiaba, ricordi e ricetta! 😉

  8. Francesca ha detto:

    Quando penso al vento del Nord mi viene in mente il film “Chocolat”, ma da oggi ho un riferimento in più! 🙂 Il tempo delle favole sembra così lontano, eppure mi ricordo quelle che mi raccontava soprattutto mia nonna, rivedo un lettino, una bambina, una signora coi capelli un po’ cotonati e le sue unghie smaltate… il contest di Enrica ha un valore emotivo prezioso…
    ps: le foto homemade, come le chiami tu, sono vere e genuine! 🙂

    • panelibrienuvole ha detto:

      Eh, grazie cara Francesca! Per le foto faccio del mio meglio ma…quando vedo le tue mi prende lo sconforto! Sono meravigliose e hanno sempre questa luce delicatissima e splendente…un sogno!! 🙂

  9. frafre ha detto:

    Ah, ogni volta una sorpresa, ganzo! Questa volta la ricetta-favola (che non conoscevo)! Sai che giusto-giusto cercavo una ricetta da fare con la farina di ceci? L’anno scorso provai a fare una cosa simila a questa, ma in padella, solo che mi venne gomossosina e in più il sapore non mi soddisfò per niente, così volevo dare alla farina di ceci una seconda chance. Grazie del consiglio” 🙂

  10. labalenavolante ha detto:

    Adoro la farinata!!!!! Essendo vegana è uno spuntino che apprezzo molto, soprattutto quando sono in giro.. vivendo in Liguria la trovo praticamente ovunque!!
    Bellissima anche questa favola, te ne scrivo una anch’io, che ho scoperto di recente, proprio sulla farinata! Pare che l’origine risalga al XIII secolo, quando i marinai a bordo delle navi mangiavano soprattutto legumi conservati in grossi barili, come i ceci. Un giorno durante una tempesta una nave imbarcò acqua nella stiva, proprio dove erano conservati i ceci e alcuni barili d’olio. Dopo qualche giorno fu scoperta l’infiltrazione e trovarono i ceci ridotti a una purea. Nessuno dei marinai era intenzionato a mangiare quella poltiglia, così in mancanza di altro misero i ceci ad asciugare sul ponte.. e nacque così, quasi per caso, una deliziosa focaccina.. la farinata!
    A presto
    Lucy

    • panelibrienuvole ha detto:

      Sì, è buonissima!! Ed è anche ottima da portarsi dietro come pranzo veloce o street food!
      Anche io avevo letto questa storia…è molto suggestiva…potrebbe adattarsi ad una storia di pirati! 🙂
      Grazie delle tue parole, a presto!
      Alice

  11. coccolatime ha detto:

    da me a Livorno si chiama 5 e 5…e c’è tutta una filosofia livornese dietro…sai come siamo fatti noi di Livorno no??? ecco appunto!!!

  12. Barby ha detto:

    Ciao! il tuo blog è davvero molto bello e le ricette davvero interessanti! Quindi, siccome qualche giorno fa mi è stato assegnato un premio, lo assegno a te, ti lascio il link http://cronachediunpigiamarosa.wordpress.com/2014/03/18/una-settimana-di-vita-e-un-liebster-award-in-arrivo/ aci! 🙂

  13. Barby ha detto:

    Era baci non aci ahahah 🙂

  14. Verena ha detto:

    Bel post e che buona che è la farinata!

  15. Una fiaba molto toccante e un post molto bello, sai: intimo e personale. In bocca al lupo perché merita proprio!

  16. la Greg ha detto:

    non conoscevo questa fiaba! la terrò in mente per la piccola pulce quando sarà un po’ più grande…mi piace l’abbinamento con la farinata, piatto semplice ma di gran gusto! notte

  17. Che bel post, una bellissima favola a me sconosciuta… da raccontare a mia figlia prima della nanna 🙂
    La farinata è uno dei miei piatti preferiti, io sono genovese e da bambina la preparavo con i nonni. Grazie!

  18. Antonio Caggiano ha detto:

    Ciao, ottima ricetta ! buona giornata

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